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sabato 17 giugno 2017

"Ridere di cuore (e anche di testa)" di IVANO NANNI

Sull'incontro di venerdì 16 giugno con Emilio Russo che ha presentato il suo libro “Ridere del mondo. La lezione di Leopardi” edito da Il Mulino.

Chi non ha mai sentito nominare le Operette Morali di Giacomo Leopardi? Tutti o quasi. Chi le ha effettivamente lette per intero? Pochi o quasi. Rientro anch’io nella fetta dei lettori mancati. Effettivamente sono una parte importante delle mie lacune che di tanto in tanto affiorano come buchi neri ad ammonirmi per quello che ho saltato o che non ho approfondito, e sono tante che non le conto più. Per quello che mi riguarda le Operette stavano chiuse in un cassetto insieme ad altri testi liceali che non ho più ripreso in mano e lì sarebbero restate, anche se adesso non ne sono così certo. Colpevole la mia scarsa devozione alla poesia e alla prosa poetica, senza dubbio, ma certamente quel testo è ostico per struttura e profondità di pensiero, e di stile arduo a essere penetrato di prima intenzione. Ma Leopardi aveva ragione, scriveva come scriveva perché era un genio letterario, e noi che abbiamo faticato sulle Operette e poi abbiamo desistito siamo colpevoli di omissione culturale se così si può dire. Se ci fosse un reato simile saremmo tutti perseguibili e condannati giustamente, da un kafkiano tribunale, alla lettura forzata e al commento obbligatorio scritto.

Ora, dopo la serata di presentazione del libro di Emilio Russo,” Ridere del mondo”, un saggio sulle semisconosciute Operette credo che le riprenderò in mano con rinnovata concentrazione. Suppongo che l’impatto sarà ancora duro ma l’aspetto comico di questa impresa credo che mi aiuterà ad entrare nella comicità di quel capolavoro. A mio parere, quello che è filtrato ieri sera nell’attento uditorio è stato, per prima cosa, la innegabile e profonda passione di chi presentava il testo critico, Claudio Nostri: a suo agio da decenni tra i versi del poeta, in azione continua in un campo che ha eletto come paradigma letterario e fondamento filosofico per le sue tante letture; e poi, seconda cosa, la sapienza filologica di Emilio Russo che ci ha portato a riflettere sulla genesi originale dell’opera. Ci ha condotto con piacevolezza nel laboratorio letterario del poeta, ha aperto la porta dello studio leopardiano e ci ha mostrato la fonte primigenia di quel complesso e lungo lavoro. Una genesi per molti versi occulta, misteriosa, addossata a una mole sterminata di appunti, di chiose, di note e commenti e correzioni segno di quanto fosse tormentata la scrittura di quelle prose. Con molta chiarezza si è intuito che dietro a tanta sapienza si nasconde il segreto del Ridere del mondo. Sì, perché è questo stupefacente dato che salta fuori dal dialogo tra Claudio ed Emilio, (che potrebbe essere il titolo di un’operetta tutta da scrivere),che il Pessimismo Cosmico, può, anzi diventa Comico senza tradire la disillusione sulle “sorti magnifiche e progressive” nostre, e quindi si apre al sorriso disincantato e un po’ folle di un filosofo poeta che ha ancora e forse avrà per sempre pochi ma inguaribili lettori. 
di Ivano Nanni 

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