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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

Via Matteotti, 56 - 48022 Lugo di Romagna - (Ravenna) - Italia
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venerdì 27 dicembre 2013

“Di ombre, di brume, di fantasmi” di MARIA JATOSTI

Maria Jatosti è stata ospite del Caffè Letterario di Lugo venerdì 22 novembre per presentare il suo romanzo "Il confinato" edito da Stampa Alternativa.

La testa incappucciata, la figura intabarrata nella lunga palandrana nera che ne accentua l’altezza, l’uomo procede tutto sporto in avanti, assecondando il ritmo dell’andatura: la gamba sinistra strascicata sul lastrico produce un rumore regolare. Yehoyakim, è questo il suo nome, sosta un attimo a tirare fiato, poi riprende la marcia: spinto avanti il piede destro, scandisce, ora solo mentalmente e ora a mezza voce, il proprio nome; Yehoya-kìm, Yehoya-kìm, Yehoya-kìm , staccando l’ultima sillaba – kim – sull’eco della quale trascina il piede sinistro. L’esercizio e l’ansia gli accorciano il respiro. L’avemaria è vicina e la strada davanti a sé molto lunga. Ancora una volta i custodi gli sbarreranno l’ingresso. “Sempre in ritardo, vecchio usuraio con quella gam-ba matta in giro a succhiare il sangue dei cristiani”... La bocca storta in una smorfia di disgusto, l’uomo si cala il cappuccio fino agli occhi. Deve farcela, prima che quelli gli chiudano in faccia il portone. Yehoya-kìm, Yehoya-kìm, Yehoya-kìm, riprende, monotonamente. E’ un bene che gli abbiano imposto quel nome così lungo: a chiamarsi Yoel, come suo fratello, non avrebbe mai potuto regolare il passo sciancato a quella velocità. Tutte le fortune, Yoel, per cominciare, da medico non era obbligato a portare lo sciamannino, l’umiliante marchio giallo cucito sul cappello o sul lato sinistro della gabbana, al posto del cuore. E della borsa. La mano gli va istintivamente sotto l’imbottitura, dove tiene il sacchetto con le somme riscosse. Sorride. Bene ha fatto la sua Chanah, previdente e saggia, a cucirgli quella tasca segreta. Il suono delle monete gli dà slancio e confidenza. Oggi gli è andata alla grande: tra prestiti e affitti ha messo insieme un discreto gruzzolo. Sbircia di sotto in su il cielo. Sta scendendo la nebbia: fine e liscia come una coperta di lana spagnola rende tutto ugualmente opaco e indistinto alla vista. La mole massiccia dell’Uguccione gli si para dinnanzi improvvisa, ma senza paura. L’odore dei capperi che fioriscono sui bastioni gli allarga le narici. Yehoyakim ama quell’odore che ora si impasta con quello di nebbia e di legna bruciata nei focolari. Da ragazzini con Yoel raccoglievano manciate di frutti piccoli e tondi da barattare con qualche biscotto di beridde o una mappatella di bruscolini salati. Yehoyakim ama ogni cosa di quella città dove i suoi avi, partiti dalla Spagna prima e poi da Ancona, da ormai quasi un secolo si sono impiantati senza drammi e soverchierie, grazie alle condotte lungimiranti dei duchi di Ferrara. Tutto gli è familiare: dai portici alla rocca, dalla sinagoga, al Limite, all’Arco Clementino, dalla vivace gazzarra della Fiera, al chiasso dei mercati del mercoledì, dal Paviglione alla tetra sagoma dell’Ospedale degli Infermi...
L’echeggiare dei rintocchi di una campana lo distoglie momentaneamente. L’aria umida e stillante della sera gli sta penetrando nelle ossa. Rabbrividendo, si stringe nel-la gabbana. Yehoya-kìm, Yehoya-kìm, Yehoya-kìm riprende a borbottare, riannodando il filo dei pensieri. Le cose si erano messe male con le bolle papali. E così addio privilegi, addio convivenza civile. Dall’avemaria serale all’avemaria del mattino, portoni e cancelli chiusi, tutti dentro, tutti insieme, raggruppati, separati, città nella città, giù in fondo alla via Codalunga... Il selciato gli si fa a un tratto più duro. Sconnesso. Yehoyakim mette un piede in fallo: Azzo Azzo Obizzo e Butoldo! impreca infuriato contro la malasorte e la vista incerta. La mano corre all’interno della gabbana a cercare come sempre conforto nel tinnio argentino delle monete. Placato l’affanno e il battito precipitoso del cuore, Yehoyakim si fa animo e si rimette in piedi. Troppo tardi, tuttavia. Un ultimo sforzo, un pelo, si dice rassegnato, e ce l’avrebbe fatta senza incappare di nuovo nei rigori della guardia cristiana. Toc toc toc: le nocche ossute contro il buio del portone...

Toc toc toc... La voce gentile ma insistente. Sveglia! E’ tardi!
Il quadrante luminoso segna otto e trenta. Il regionale dei pendolari è alle dieci in punto. Alzarsi, fare la doccia, chiudere la valigia, scendere per una imperdibile colazio-ne: una scommessa. La notte è stata difficile: sonno turbato intermittente, sogni con-fusi, farraginosi. Fantasmi... Colpa delle escursioni storico-letterarie a tavola o del ge-neroso vino locale o delle ghiotte pietanze rinascimentali o, infine, delle letture tardive prima di spegnere la luce... Forse.
Cercò di evocare qualche immagine, estrapolandola dalla massa gelatinosa dello strascico del sogno. Figure diverse emergevano a flash a schegge mentre il getto quasi freddo della doccia le sferzava il corpo ancora caldo del grande letto napoleonico. Donne: l’una, poco vestita, penna d’oca in mano, aria spudorata, da “mistress to an Age”; l’altra, rassicurante, soavemente mesta, sapiente e virtuosa, amica delle lettere e delle arti, e attorno a lei il ciuffo di Byron, il crine fulvo di Foscolo, la fronte grave di Monti, lo sguardo tagliente del Canova, l’ombra difforme di Leopardi: figure di uomini, folle di uomini sedotti, affascinati dalla bella contessa...
Il caffè è ottimo, snebbia la mente.
Sbrigati, il treno non aspetta.
Un ultimo sguardo al salotto segreto con il caminetto e lo stemma gentilizio... Poi il congedo squisito, perfetto dei “nostri”... Le firme, gli omaggi, i progetti, le promes-se...
Piove. Fa freddo. Lei ha lasciato la giacca impermeabile nella macchina di Loriano, ieri sera, e non ha ombrello. Niente passeggiata turistica per la città. Rincantucciata nel sedile, attillata nel piumino nero, provvidenziale omaggio della sorridente ospite patrizia, scruta dal finestrino bagnato la nobile armonia dei palazzi settecenteschi, le belle logge di ferro battuto, i portoni neoclassici, i fregi ducali, e l’ala-obelisco bianca, dietro l’ombra massiccia dell’eroe dell’aria, le appare improvvisa e incongrua come un grido, un indice puntato al cielo corrusco di lampi.

A Bologna, dicono, c’è il sole: il viaggio continua.

Maria Jatosti, Roma dicembre 2013

venerdì 20 dicembre 2013

Buone Feste!


Come ormai tradizione anche quest’anno la cartolina degli auguri di Caffè Letterario è opera del fumettista lughese STEFANO BABINIProtagonista, lo scrittore russo Lev Tolstoj in versione natalizia.
Arrivederci al prossimo anno... Il calendario degli incontri invernali (gennaio-marzo 2014) sarà pubblicato nei primi giorni del prossimo mese. Auguroni a tutti!

lunedì 16 dicembre 2013

"Lugo non è città di transito" di OSVALDO GUERRIERI

Osvaldo Guerrieri è stato ospite del Caffè Letterario di Lugo mercoledì  11 dicembre per presentare il suo saggio "Col diavolo in corpo" edito da Neri Pozza.

Lugo non è città di transito, Lugo è meta. Mi ha accolto in un giorno soffice di nebbia e mi si è svelata un poco alla volta, senza sfacciataggine. Mi ha attratto con un’insegna, quella del Caffè letterario, e il Caffè mi si è offerto come fosse un’oasi nel deserto. Non che Lugo sia un deserto. Tutt’altro. E’ gremita di uomini, di cose, di memorie. Mostra con comprensibile orgoglio il “Pavaglione”, sotto il cui porticato i commerci hanno dettato legge per qualche secolo; custodisce come un bene di famiglia il monumento a Francesco Baracca, che sarà un pochettino enfatico, ma è entrato nella sensibilità di ciascuno con il punto esclamativo della sua ala rivolta al cielo come un’invocazione o una sfida.
Tuttavia l’idea che il Caffè sia un’oasi non si lascia scacciare.
Poiché ha a che fare con il libro, l’oasi dovrebbe essere tutta mentale. Invece non è così. E’ vero: al Caffè letterario si discutono romanzi e saggi, si analizzano scritture, rimbalzano idee e visioni del mondo. Ma il Caffè letterario è anche sostanza concreta. E’ accoglienza e incontro, è il “punto G” di una comunità che sembra darsi appuntamento anche per riflettere su se stessa e ricordare se stessa. E’ questa l’impressione che ne ho tratto. E poiché ci troviamo a vivere in una dimensione così frantumata e spesso frastornata, i Lughesi sembrano considerare il Caffè letterario un luogo di costruzione o di ricostruzione. Certamente sarà merito di chi, nel corso degli anni, ha dato identità alla manifestazione e vi ha profuso energia e passione, ma il merito forse andrà condiviso con chi accorre, ascolta, partecipa senza temere di mettersi in gioco. E’ questo raro intreccio che giustifica l’oasi. E’ per questo motivo che si lascia Lugo con il desiderio di tornarvi. Prima o poi.
di Osvaldo Guerrieri

sabato 14 dicembre 2013

"Le vite -altre-" di Ivano Nanni

Sull'incontro di mercoledì 11 dicembre con lo scrittore Osvaldo Guerrieri che ha presentato il suo saggio "Col diavolo in corpo" edito da Neri Pozza.

Non si può pensare al maledettismo poetico senza associarlo al vagabondaggio, all'uso di sostanze stupefacenti, all'erranza concettuale e allo spirito di diniego e di mostrificazione dei comportamenti che poeti e artisti vissero con rigore certosino da veri monaci della depravazione e cultori della sulfurea dimenticanza di ogni savoir faire borghese.
Questi comportamenti, questo “vivere altro”, questo vivere oltre,  non erano solo conseguenti allo spirito di una legge e di un assioma come -epater les bourgeois-,che pure era una cifra necessaria ma era la commistione della poesia con il corpo e le sue pulsioni, senza l'inciampo del Parnaso  dei suoi poeti laccati,  degni di nota ma alla fine stopposi elementi d'arredo nel salotto della petite dame de la ville.  
Quando Verlaine scrisse il famoso saggio che aprì la stagione all'inferno dei maudits tracciò una via oscura da percorrere “sul battello ebbro” in una erranza che annegava i malumori dei suoi adepti nell'assenzio e nell'haschish dove tutti i ragguardevoli poeti della compagnia, tra cui uno eccelso, avrebbero marcato il territorio sconfinato dell'arte con uno sputo sprezzante sulle carte di arcadici sonetti. Essi scelsero deliberatamente una parola che definisce chi compie una cattiva azione e nello stesso tempo chiude la stagione inquieta del romanticismo per aprirne un'altra ancora più agitata. Il maledettismo è una chiamata fuori della società prima che una uscita dalla patria delle belle lettere è un clamoroso urlo contro tutta l'apparenza delle mode e della bellezza in senso classico.
Rimbaud scrive una lettera a un poeta parnassiano, de Banville credo dimenticato dai più, nella quale enuncia che la sua Saison a l'enfer spedisce tutti quanti loro nel regno delle ombre poetiche, e in un'altra lettera a Paul Demeny, avverte che solo con la sregolatezza di ogni comportamento si diventa veggenti e si accede alla terra ignota, a “quell'inconnu”, a quella terra ignota che è la sola meta per il poeta e oggetto di rivelazione.
Il maledettismo è l'ultimo tratto del romanticismo, probabilmente il suo apice insuperabile,la vetta fredda dove dimorano le aquile di un'altra poesia. Dentro a questo -ismo- che la definisce come corrente c'è tutto quello che comunemente si definisce una vita sprecata. Verlaine rompe ogni indugio e ammette che l'artista sia qualcosa che somiglia a un depravato e che non  ha paura delle conseguenze. Sprecare la vita diventa un imperativo kantiano, quello che conta non è conservarsi ma raccontarsi senza il ritegno dovuto alle convenzioni.
-Tutto va bene nel peggiore dei mondi possibili- così sentenziava Dino Campana senza un briciolo di speranza in corpo  inchiodato a vivere nella cosidetta normalità, nonostante una scrittura poetica abissale lo consegnasse fuori dal mondo, mettendo anche lui come altri la sua firma in calce a una pagina storica nella quale molti artisti scrivono col sangue la loro vita. Poesia e vita. E non una vita qualunque ma quella fuori da ogni schema borghese.
di Ivano Nanni

La serata con OSVALDO GUERRIERI

Con la serata di mercoledì  11 dicembre si sono conclusi gli incontri letterari della nostra rassegna per il 2013. Ultimo libro presentato “Col diavolo in corpo” di Osvaldo Guerrieri edito da Neri Pozza.
Maledetti. Pazzi. Malati. Drogati. Alcolizzati. Sessuomani. Violenti. Contro gli altri ma soprattutto contro se stessi; impegnati in una sistematica distruzione del proprio corpo, della propria mente e di chiunque entrasse nella loro parabola. Spie, scrittori, pittori, cantanti, attori, dissipatori di talento.  Di questo  ci ha parlato e di questo tratta  l’ultimo libro di Osvaldo Guerrieri, scrittore torinese e critico teatrale della “Stampa”.  A partire da quel Modigliani, Modì-Maudit, che nel suo stesso nome porta le stimmate di una vita; e poi lo scultore Vincenzo Gemito, 'o pazz 'e Napule, il pittore Franco Angeli sex machine, il poeta elettrico Dino Campana, Curzio Malaparte, definito «un pavone per tutte le stagioni», l'efebo biondo dall'anima nera Pitigrilli cioè Dino Segre, l'arrabbiato Luciano Bianciardi, il ragazzo con la valigia Walter Chiari, il travolgente Carmelo Bene, Nostro Signore dei Turchi, e poi il Cristo tra i bevitori, il vero inventore della figura del cantautore maledetto: Piero Ciampi.
Queste le immagini della serata.



domenica 8 dicembre 2013

Venerdì 13 dicembre - "CINEMA, CINEMA, CINEMA..." Le letture al buio di Caffè Letterario

Venerdì 13 dicembre, alle ore 20.30 nel Ristorante dell'Hotel Ala d'Oro di Lugo, ultima serata conviviale e ultimo incontro del 2013 per il Caffè Letterario di Lugo con le "Letture al buio". Un appuntamento imperdibile per tutti i cinefili dove il protagonista della serata sarà ... il grande cinema di tutti i tempi! Dopo il successo della passata stagione Caffè Letterario ripropone nel ristorante dell'Hotel Ala d' Oro le letture al buio, divertenti occasioni conviviali in cui i partecipanti saranno invitati a leggere, in coppia con un lettore sorteggiato fra i presenti, un brano tratto dalla sceneggiatura di un film più o meno famoso. Una inusuale e divertente occasione insomma per giocare insieme col Cinema e, per chi se la sentirà di leggere, di entrare nelle parti dei grandi personaggi e attori che hanno fatto la storia della "settima arte". Per i più timidi, che non se la sentono di leggere, la possibilità di partecipare al gioco cercando di capire dalla lettura di improvvisati attori, di quale film si tratti, quale regista lo ha diretto e l'anno in cui è stato girato. Dopo che tutti i partecipanti al gioco avranno espresso la propria opinione, si rivedrà lo spezzone  originale del film in questione sul grande schermo della sala. Cosa aspettate? 12 capolavori deIla storia del Cinema vi aspettano e i premi per i vincitori saranno ovviamente libri. Per quanto riguarda poi l'aspetto gastronomico, la cena sarà a buffet, con un'ampia scelta di piatti, così da accontentare tutti, vegetariani e non...

BUFFET
Aperitivo con stuzzicheria
Zuppa d’orzo e cavolo nero
Gramigna ai funghi di bosco
Cinghiale in salmì
Salsiccia all’uccelletto
Sformato di broccoli al taleggio
Insalatina sfiziosa
Tagliere di salumi, piadina  e formaggi
Fantasia di dessert
Caffè
€. 20,00 per persona bevande incluse
E’ necessaria la prenotazione
Tel. 0545 22388 – 329 6817175

venerdì 6 dicembre 2013

Mercoledì 11 dicembre - OSVALDO GUERRIERI al Caffè Letterario di Lugo

Mercoledì 11 dicembre, alle ore 21.00, nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro di Lugo, penultimo incontro del 2013 per Caffè Letterario con lo scrittore, giornalista e critico teatrale Osvaldo Guerrieri che presenterà il suo ultimo saggio “Col diavolo in corpo” edito da Neri Pozza.
Il compito di introdurre la serata, che si concluderà come d’abitudine con il consueto brindisi per tutti i partecipanti, sarà affidato al curatore di Caffè Letterario Marco Sangiorgi.
«Maudit»: quando Paul Verlaine scrisse per primo la parola non definì un carattere ma creò una specie. Diede cittadinanza ai crudeli, agli eccessivi, ai distruttivi e autodistruttivi che, come Arthur Rimbaud, affrontavano a muso duro il mondo con l’altera grandezza della loro arte.
Era il 1884. Da allora, diramandosi da Parigi, il maledettismo ha bruciato le frontiere e ottenuto ovunque il proprio scandaloso certificato di identità. In questo modo anche l’Italia ha potuto dare un nome a quei suoi artisti che, dinamitardi nell’animo, hanno sconvolto le regole, le tradizioni e perfino un modo di pensare. Questo libro è un viaggio all’inferno. Infernali sono state le esistenze di Amedeo Modigliani, Dino Campana, Carmelo Bene.
Nel nome dell’arte essi non hanno esitato a distruggere quel che avevano intorno e ad annientare se stessi nutrendosi di utopie, di alcol, di droghe, di sesso. Passaporti per il paradiso creativo? Forse. In questo loro dannarsi non sono stati soli. Nella loro scia maledetta sono entrati lo scultore Vincenzo Gemito, il pittore Franco Angeli con gli amici romani di piazza del Popolo Mario Schifano e Tano Festa; gli scrittori Curzio Malaparte, Pitigrilli dalle otto vite, l’anarchico agro Luciano Bianciardi, Giancarlo Fusco che di vite se ne creava una per ogni interlocutore; gli uomini di spettacolo Walter Chiari e l’inventore misconosciuto della canzone d’autore: Piero Ciampi. A questi è necessario aggiungere un personaggio impensabile: la provincia italiana vista come inarrestabile incubatrice di maledettismo. Ne sono state espressione due donne: Elvira Bonturi, moglie di Giacomo Puccini, e Leonarda Cianciulli, che le cronache ricordano come la saponificatrice di Correggio.
In forma narrativa e non saggistica, ma fedele alla verità documentaria, Col diavolo in corpo è perciò un catalogo di vite estreme, picaresche, scontrose e magari buttate al vento, vite d’esaltazione e di tormento, senza le quali, però, non sarebbe mai nata una certa idea del mondo, dell’arte, della letteratura e persino di noi stessi.
Osvaldo Guerrieri è nato a Chieti e vive a Torino. È giornalista e critico teatrale de «La Stampa», attività per la quale ha ricevuto nel 2003 il Premio Flaiano per il Teatro. È autore dei romanzi L’archiamore, Un padre in prestito, Natura morta con violino oltremare, dei volumi di racconti L’ultimo nastro di Beckett e altri travestimenti  e Alè Calai.  Fra i suoi saggi teatrali  La Grecia in pantofole di Alberto Savinio in Le lingue italiane del teatro a cura di Tullio De Mauro.


La serata con ANDREA MOLESINI

Queste le immagini della bella serata di mercoledì scorso con lo scrittore veneziano Andrea Molesini che ha presentato il suo ultimo romanzo “La primavera del lupo” edito da Sellerio. Già ospite l’anno scorso del nostro Caffè Letterario con il romanzo ambientato durante la Prima Guerra Mondiale “Non tutti i bastardi sono di Vienna” con cui ha vinto il Premio Campiello, Molesini ambienta quest’ultimo romanzo negli ultimi mesi della Seconda Guerra Mondiale quando un gruppo di ebrei deve fuggire da un convento nella laguna veneta dove sono rifugiati. Comincia così una fuga che, cominciata per mare, li porterà a raggiungere il Trentino nei giorni della Liberazione.