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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

Via Matteotti, 56 - 48022 Lugo di Romagna - (Ravenna) - Italia
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mercoledì 31 ottobre 2012

Le foto di Lugo di Paolo Guerra presentate da Giacomo Casadio


Più di cento persone hanno partecipato lunedì 29 ottobre alla presentazione del libro fotografico “Gli occhi di Baracca. Lugo 1946-1950 nelle foto di Paolo Guerra” edito da Edit di Faenza e curato da Giacomo Casadio. Nell’occasione è stata allestita nella hall dell’Albergo Ala d’Oro una piccola mostra fotografica, che rimarrà in esposizione fino al 15 di novembre, con alcuni scatti realizzati da Paolo Guerra, sempre nel periodo del primo dopoguerra, nelle Case di Tolleranza di Lugo.

Queste le immagini della serata.





martedì 30 ottobre 2012

"Verba volant (s)cripta manent" di IVANO NANNI


In occasione della serata conviviale-musicale "non è ver che sia la morte" di mercoledì 31 ottobre

-Verba volant, (s)-cripta manent-. Si potrebbe dire in traduzione molto libera, ” le parole volano, le cripte e le iscrizioni restano “. Le tombe e le parole sulle tombe sono spesso le uniche cose che restano di un defunto. Specie se il defunto non ha lasciato tracce troppo profonde, per ingegno, arte, o scienza,   nel qual caso sono le opere a parlare, il suo ricordo rimane appeso alle parole incise sul marmo o nel bronzo. Quello che si scriveva sulle lapidi informava chi leggeva della personalià del morto, era la sintesi della sua vita tradotta in poche righe, l'epitaffio, tramandata ai posteri.
Genere letterario a se stante, le iscrizioni funerarie romane sono spesso divertenti o irriverenti, mai piane e futili, ripetitive e retoriche come i necrologi dei nostri giorni  che non dicono nulla del morto ma tutto sulla sua bontà d'animo. Qualche esempio di necrologio romano.
Selia Chia liberta di Marco. “ Qui son io, Chia; per volere del Fato. La mia bellezza è dissolta in cenere. L'invida morte tutto eguaglia...”
È un'iscrizione funeraria romana trovata a Salona presso Spalato. Si riferisce a una donna liberta di grande bellezza. Ed è anche una notazione politica, se si può dire, “il tutto eguaglia”, è forse un inno alla Democrazia, per alcuni il secondo nome della Mietitrice. Tutti simili nelle tombe. Nelle urne le ceneri di un povero non si distinguono da quelle di un ricco, l'anima di un senatore non pesa di più di quella di un suo modesto elettore... Non avendo notizie certe, si può dire di tutto sull'al di là. C'è chi crede nelle gerarchie Celesti o Infere, e chi pensa che la tomba è l'ultima stazione del nostro percorso.
Quinto Ammerio Schiavo, esprime la sua profonda delusione per la vita: “La terra tiene il corpo, un sasso il nome, l'anima l'aere. Sarebbe stato meglio non aver mai toccato il suolo “. Mitrovica(Jugoslavia).
Leggi e credi. Il defunto, qui, invita chi legge ad aprire gli occhi e a meditare.
“ È ciò che vedi. È così. Non può essere altrimenti”.
Roma.Iscrizione incisa su un sarcofago. Ancora a Roma, il saggio consiglio di qualcuno che ha goduto della vita:
“ Scherza, divertiti, te lo consiglio: qui regna estremo rigore “.
Sempre a Roma, da un colombario di Porta Latina, l'iscrizione di un lavoratore che ha sgobbato tutta la vita e vuole dirlo al mondo: “ Qui giaccio io, Lemiso. Solo la morte mi dispensò dal lavoro “. Con buona pace di tutti coloro che pensano di trovare libertà con il lavoro.
Lucio Ottavio Valeriano scrive sulla sua tomba:
“ Sono fuggito. Sono fuori. Speranza, Fortuna, vi saluto. Non ho più niente da spartire con voi. Prendetevi gioco di qualcun altro”. La dipartita è vista come una liberazione dai “pesi” della vita, anche da quelli comunemente accettati, la Speranza, la Fortuna.
Ci sono iscrizioni incise sui bicchieri che ricordano ai commensali quanto sia importante godere di un frammento di luce, dell'amicizia, della buona tavola: “ La vita è breve, la speranza fragile: entrate. Arde il lume: fino a che fa luce, beviamo, amici”. È il bicchiere  che parla e invita tutti a “entrare”, a gioire del vino che contiene.
Non ci si dimentica nemmeno degli animali domestici, anche per loro ci sono parole di grande umanità. Ad Ancona, su una colonna è incisa questa iscrizione dedicata a un cane da guardia: “A guardia dei carri, mai latrò a vuoto; ora tace, e l'ombra vigila sulle sue ceneri”.
Sulla tomba di un attore sta scritto: “ Qui è sepolto Leburna, maestro di recitazione, che visse più o meno cent'anni. Sono morto tante volte! Ma così, mai. A voi lassù auguro buona salute” . Un punto di vista dal basso in alto, “ a voi lassù “ dice Leburna, io sto qui sepolto o giù nell'Ade, come preferite. Concludo questo breve viaggio tra le lapidi nei giorni della Pellegrina, con una nota volante ( volant verba ), di Ennio Flaiano, epigrammista sommo del XX secolo, che ha definito la morte come una signora molto bella che, mentre parla al telefono fa un cenno di saluto a qualcuno e con noncuranza gli sorride...
Convivialmente auguri per le festività di novembre.
nota bibliografica:
Lidia Storoni Mazzolani, Iscrizioni Funerarie Romane, ed. Bur, 1991.
Ennio Flaiano, Opere, scritti postumi, Classici Bompiani, 2001.
di Ivano Nanni

Mercoledì 31 ottobre - "NON E' VER CHE SIA LA MORTE" Serata musicale-conviviale


Mercoledì 31 ottobre, alle ore 20.30, nel Ristorante dell’Hotel Ala d’Oro di Lugo, prima serata conviviale-musicale della stagione di Caffè Letterario. “Non è ver che sia la morte… nella Musica, Letteratura, Cinema, Arte ”, questo il titolo per una notte della “Piligrena” inconsueta e divertente accompagnata dalla musica del quartetto tutto al femminile di Agata Leanza e le Parfum de la musique con Agata Leanza (voce), Stefania D’Angelo (tastiere), Barbara Rossi (oboe) e Maria Agostini (corno francese).
Citando solo alcuni dei grandi artisti coinvolti, alle canzoni di Dalla, De Andrè, Paolo Conte, Domenico Modugno dei Queen e tanti altri, passando alla letteratura con Stecchetti, Metastasio, Petrolini, al cinema di Monicelli, dei Monty Python trascorreremo una piacevole sera di Halloween trattando “sorella morte” con umorismo e leggerezza.





venerdì 26 ottobre 2012

Lunedì 29 ottobre - GIACOMO CASADIO a Caffè Letterario


Lunedì 29 ottobre, alle ore 21.00, nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro, serata del Caffè Letterario di Lugo dedicata alla storia della nostra città con il libro di Giacomo Casadio “Gli occhi di Baracca. Lugo 1946/50 nelle foto di Paolo Guerra” edito dall’editore faentino Edit. A introdurre la serata, che si concluderà come sempre con una degustazione di vini per tutti i presenti, sarà il curatore di Caffè Letterario Marco Sangiorgi.
Questa storia nasce nell’immediato dopoguerra, durissimo periodo che ha rappresentato la fine di un conflitto terribilmente sanguinoso e l’inizio della rinascita per un paese sconfitto e vincitore allo stesso tempo. La Lugo di quegli anni stava trovando la forza di reagire alla catastrofe che si era abbattuta sui suoi abitanti, sulle sue case, sulle sue piazze e strade. Un fotografo appassionato, Paolo Guerra, riuscì a cogliere con il suo obbiettivo curioso, spiritoso, anche impertinente, ma sempre preciso e professionale, una città in grande fermento, piena di gioia e allegria, di voglia di rinascere e di rimuovere macerie fisiche e morali.
Le oltre 300 fotografie del libro, scattate dal 1946 al 1950 circa, sono la dimostrazione di un serio impegno di lavoro, ma anche un inatteso studio storico e sociologico della comunità lughese che si stava preparando alla modernità.
Giacomo Casadio, nato nel 1946 e da sempre cittadino lughese, ha svolto gli studi presso il Liceo Classico e poi a Bologna, laureandosi in Inglese presso la Facoltà di Lingue e Letterature Staniere Moderne. La passione per il mondo della scuola e per la cultura anglo-sassone sono sempre state al centro della sua vita professionale.  Ha pubblicato nel 2010, sempre con EDIT Faenza, il libro DI FRONTE AL GUADO, diario di un lughese durante il passaggio del fronte nel 1944/45.   

giovedì 25 ottobre 2012

La serata "Matematica..."


Ecco le immagini della serata matematico-letteraria di ieri sera dedicata alla presentazione del libro di Stefano Beccastrini e Maria Paola Nannicini “Matematica e Letteratura. Oltre le due culture” edito da Erickson in questi giorni. Ancora una volta un pubblico numeroso ha seguito questo incontro impreziosito dalla presenza sul palco di Caffè Letterario di eminenti docenti dell’Università degli studi di Bologna. Giorgio Bolondi, professore ordinario di Geometria, Emilio Pasquini docente di Letteratura italiana, italianista considerato fra i maggiori studiosi di Dante ed infine Bruno D’Amore docente di didattica della matematica e amico ormai di lunga data del Caffè Letterario, nonchè curatore della collana editoriale “Strumenti per la didattica della matematica” di cui il libro in questione fa parte.






sabato 20 ottobre 2012

Mercoledì 24 ottobre "MATEMATICA e LETTERATURA" a Caffè Letterario


Mercoledì 24 ottobre, alle ore 21.00, nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro, Caffè Letterario dedica una serata alla Matematica presentando il libro di Stefano Beccastrini e Maria Paola Nannicini “Matematica e letteratura. Oltre le due culture” edito da Erickson. A introdurre la serata e a dialogare con gli autori, sarà un vero e proprio “parterre de rois” universitario con i matematici Bruno D’Amore e Giorgio Bolondi e il dantista Emilio Pasquini.
C’era una volta (e appassionò il dibattito intellettuale anche in Italia) la questione del contrapporsi delle “due culture”, scientifica e umanistica. A sollevarla fu un libro, del 1960, dello scienziato e romanziere inglese Charles P. Snow. Ipotizzava che la moderna, e all’epoca quasi totale, mancanza di dialogo tra 
le due culture fosse una delle cause della decadenza civile del mondo contemporaneo e del fallimento delle sue istituzioni scolastiche. Probabilmente non aveva tutti torti ma attualmente (salvo, forse, proprio a scuola) quel dialogo si è alfine riaperto.
Per anni si è parlato, in riferimento alle scienze cosiddette della natura (o esatte) e a quelle cosiddette umane (o sociali), di due culture profondamente divaricate tra loro e anzi incapaci di dialogo. Tesi del libro è che entrambe al contrario siano indispensabili le une alle altre. Tanto da fare di Matematica e Letteratura addirittura delle sorelle, ancelle irrinunciabili delle altre scienze nonchè capaci di aiutarle a dialogare tra loro così nella comunità scolastica come in quella culturale. Al termine come d’abitudine brindisi finale offerto a tutti i presenti.
Stefano Beccastrini è medico, pedagogista, storico del cinema, autore di numerose pubblicazioni di educazione ambientale, pedagogia della salute, storia della scienza, modelli e tecniche della comunicazione, storia e teoria del cinema, didattica delle scienze e della letteratura.
Maria Paola Nannicini è laureata in matematica e ha insegnato per oltre trenta anni, con instancabile passione, nella scuola secondaria di primo grado. Fa parte del gruppo RSDDM dell’Università di Bologna diretto da Bruno D’Amore. Collabora alla rivista «Vita Scolastica». Ha partecipato a varie esperienze di scambio e cooperazione internazionale.
Bruno D’Amore  è laureato in matematica, in filosofia e in pedagogia; ha un perfezionamento in Matematiche Elementari, un PhD in Mathematics Education. È stato ordinario di didattica della matematica presso l'Università di Bologna e visiting professor in varie università del mondo. Dirige il Nucleo di Ricerca in Didattica della Matematica di Bologna e il Convegno "Incontri con la Matematica" di Castel San Pietro.
Giorgio Bolondi, matematico, è docente dell'Università di Bologna, presidente della Ciim (Commissione italiana per l'insegnamento della matematica), dell'Umi (Unione matematica italiana), collaboratore dell'Invalsi per il Servizio di valutazione nazionale.
Emilio Pasquini insegna Letteratura italiana all’Università di Bologna. Fra i maggiori studiosi di Dante, della cui Commedia ha curato insieme ad A.E. Quaglio un notissimo commento, si è occupato di aspetti rilevanti della cultura tre-quattrocentesca.  Altri studi sono dedicati a Guicciardini, Leopardi, Foscolo, Carducci, Pascoli e Montale, alcuni dei quali ora raccolti nel volume Ottocento letterario. Dalla periferia al centro (Carocci, Roma 2001). Per la Bruno Mondadori ha curato il Breviario dei classici italiani (con G.M. Anselmi e A. Cottignoli, Milano 1996) ed è autore di Dante e le figure del vero (Milano 2001).

venerdì 19 ottobre 2012

I video-riassunti degli incontri della stagione 2012-2013

Ecco i link ai "video-riassunti" pubblicati su Youtube delle serate della stagione 2012-2013 di Caffè Letterario:

Giovedì 18 ottobre
MARCO SANTAGATA
"Dante. Il romanzo della sua vita"
Video-riassunto della serata   (18 minuti)
http://www.youtube.com/watch?v=uDwy6BbuydE

Intervista di "Leggi la Notizia"
http://www.youtube.com/watch?v=EIBuRarSPsU



Lunedì 15 ottobre
GIUSEPPE AYALA
"Troppe coincidenze"
Video-riassunto della serata   (19 minuti)
http://www.youtube.com/watch?v=FYnZpSazu0g

Intervista di "Leggi la Notizia"
http://www.youtube.com/watch?v=FT_OZgPt6sw

"Sulle tracce di Dante" di IVANO NANNI

Sull'incontro di giovedì 18 ottobre con Marco Santagata e il suo libro "Dante. Il romanzo della sua vita."

Cosa c'è di più moderno del disorientamento. La sensazione di essere persi nella massa liquefatta degli eventi politici, sociali, culturali è la fonte primaria di un'ansia erosiva che ha il suo fuoco nell'oscurità ovvero in ciò che si ignora. È una sensazione diffusa quello dello smarrimento, della liquefazione del senso, dello spostamento in basso del baricentro di comprensione dei fatti che irrompono con devastante pervasività nella nostra vita. Molti anni fa, Franco Battiato cercava, “un centro di gravità permanente che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose e sulla gente”, il quale coglieva l'ansia galoppante di chi vuole qualche punto fermo nella vita, i cosiddetti paletti culturali, etici, politici. È importante ovviamente la disposizione dei paletti per orientarsi. Questi possono delimitare un cammino nel mezzo dell'oscurità, come i paletti sui cigli dei fossi, oppure possono essere messi in quadrato, e allora questi delimitano un recinto dove lo spostamento è solo all'interno di un'area fissata. È una differenza politica non irrilevante. Il cammino è perciò sempre liberazione, perlomeno dalla possibilità di trovarsi dentro a un recinto, costretti a girare attorno a se stessi, a rimirarsi l'ombelico pensando  che sia il centro del mondo. Marco Santagata, autore di numerosi studi danteschi, suggerisce a mio parere un aspetto importante  dell'eccezionalità di Dante, che nel contempo sta fuori e dentro al cammino culturale e politico del suo tempo.

 Conservatore e reazionario in politica, innovatore rivoluzionario in letteratura. In politica si sposta dentro al recinto stretto delle beghe guelfe e ghibelline, capendo poco di quello che succede, e in letteratura sposta i confini della narrazione fondando una lingua, usando quella lingua per divulgare un sapere che era privilegio di pochissimi. Il cammino di Dante è, se così si può dire, antropocentrico e geocentrico nello stesso tempo: Dante cammina dentro di sé e fuori di sé, nel mondo. E questo sdoppiamento che clinicamente ha un nome e determina una condizione di sofferenza, in un artista consente una doppia vista: da agente nella storia che vive e da giudicante della storia in cui sta agendo.
Dal disorientamento all'orientarsi: cioè guardarsi attorno e cercare riferimenti, oppure “andare” a oriente.
È un verbo che include il senso dello spostamento verso la luce,..."O creature sciocche quanta  ignoranza è quella che vi offende"...(Inferno c. VII).
Accendere una luce non è solo fare un atto votivo, religioso, ma più laicamente dileguare le ombre dell'indistinto, fare ordine, vedere di più.
Lo smarrimento di Dante, è anche il nostro smarrimento (siamo tutti smarriti) ed è, questa, una certezza granitica della quale non si può dubitare.
Trovare o ritrovare il passo giusto (la diritta via), è un atto fondamentale di iniziazione alla libertà. Uscire dalle tenebre (la selva oscura), e volgere il cammino a oriente è andare verso la luce della giustizia. Tutti temi politici come si vede, i nostri e quelli di Dante.
Iniziare il cammino che porta alla salvezza è una operazione rischiosa, significa volgere  le spalle all'occidente, cioè alle tentazioni dell'oscurità, (quanto sono belle certe tentazioni).
Ciò che non si vede è temibile,  ma ancora di più quello che si vede se non si è passati oltre  gli incubi, oltre i patemi e le sofferenze.
"Vien dietro a me, e lascia dir le genti...” (Purgatorio c.V). Eppure, per noi, sembra ancora troppo presto questo andare verso la luce, quando ancora non siamo... “usciti a rivedere le stelle" (Inferno c. XXXIV).

La serata con MARCO SANTAGATA


Video-riassunto in 18 minuti della serata con MARCO SANTAGATA pubblicato su Youtube all'indirizzo:
http://www.youtube.com/watch?v=uDwy6BbuydE


Queste le immagini della bellissima serata dantesca di ieri sera, giovedì 18 ottobre, in compagnia di Marco Santagata che ha presentato il suo ultimo lavoro “Dante. Il romanzo della sua vita” edito da Mondadori nel agosto scorso. Un numeroso pubblico è accorso nel salone estense della Rocca di Lugo per ascoltare il Prof.Santagata, considerato nel mondo accademico uno dei più grandi esperti a livello internazionale di Dante, Petrarca e della poesia lirica classica italiana, che ha così inquadrato il tema della serata. “Dante è l’autore italiano più famoso nel mondo. Con Omero e Shakespeare è considerato uno dei vertici della letteratura universale. Ma non è sempre stato così. Dopo un grande successo iniziale il suo capolavoro, la Commedia, ha cominciato a non rispondere più ai gusti del pubblico fin quasi a scomparire dal suo orizzonte. La riscoperta è avvenuta nell’Ottocento, con il romanticismo. Quello attuale è il periodo storico in cui Dante gode della sua massima fortuna: di lui si parla in televisione, a lui sono dedicati romanzi e opere di fiction, la Commedia è letta e commentata nei teatri e nelle piazze. Eppure, di Dante sappiamo ben poco. A differenza di autori come Petrarca e Boccaccio, dei quali possiamo ricostruire la vita con grande precisione, le vicende biografiche di Dante sono in gran parte oscure, così come sono ignoti i tempi e perfino i luoghi di composizione della Commedia. Insomma, egli resta un autore medievale, racchiuso tutto nella sua opera scritta.”




giovedì 18 ottobre 2012

Giovedì 18 ottobre - MARCO SANTAGATA a Caffè Letterario


Giovedì 18 ottobre, alle ore 21,00, nel Salone Estense della Rocca di Lugo, terzo incontro in calendario nel mese di ottobre di Caffè Letterario con lo scrittore e studioso di Letteratura Italiana Marco Santagata che presenterà il suo ultimo libro “Dante. Il romanzo della sua vita” edito da pochi giorni da Mondadori. Il professore lughese Ugo Zoli introdurrà la serata.
Questa biografia di Dante Alighieri costituisce, nello scenario della letteratura dantesca, una novità. Perché è, prima di tutto, l'appassionato racconto, il "romanzo" appunto, della tormentata e semisconosciuta esistenza di un uomo dall'io smisurato, che si sentì sempre "diverso e predestinato", che in ogni amore e in ogni lutto, nella sconfitta politica e nell'esilio, e in particolare nel proprio talento, scorse "un segno del destino, l'ombra di una fatalità ineludibile, la traccia di una volontà superiore". Ed è, insieme, il documentato ritratto di un Dante profondamente calato nella vita pubblica e culturale della sua città, Firenze, e nelle complesse dinamiche della storia italiana tra Due e Trecento. Grazie al sapiente intreccio di vicende storiche e private, Santagata raggiunge il duplice obiettivo di ricomporre il quadro più completo possibile del Dante padre di famiglia, filosofo, poeta, uomo di partito e di corte, e analizzare ogni sua opera alla luce del contesto storico e biografico.
"La Commedia è un'opera di finzione, ma in età medievale non esistono altre opere di finzione che registrino in modo così sistematico, tempestivo e quasi puntiglioso fatti della storia, della cronaca politica, della vita intellettuale e sociale contemporanei. E, per di più, senza temere di addentrarsi in retroscena noti solo per sentito dire o in quello che oggi chiameremmo gossip politico e di costume. Per molti aspetti, assomiglia agli odierni instant-book."
Marco Santagata è nato a Zocca, (Modena) nel 1947. È attualmente professore ordinario di Letteratura Italiana presso L’Università di Pisa. Da italianista è cultore e tra i massimi esperti di lirica classica italiana, di Dante e di Petrarca e petrarchismo. Ha tenuto corsi, cicli di lezioni e conferenze presso numerose Università straniere, fra cui Sorbonne Nouvelle (Paris III), Columbia University (New York) New York University, Yale, Harvard, Brown University (Providence), Ginevra, Monaco di Baviera, Freie Univ. (Berlino). Ha pubblicato i romanzi “Papà non era comunista” (1996, Premio Bellonci per l’inedito), “Il maestro dei santi pallidi” (2003, Premio Supercampiello) “L’amore in sé” (2006, Premio Riviera delle Palme-San Benedetto del Tronto e Premio Stresa di Narrativa), “Il salto degli Orlandi” (2007) e “Voglio una vita come la mia” (2008). Collabora con i quotidiani "La Nazione", "Il Corriere della Sera", "L’Unità".


mercoledì 17 ottobre 2012

"Su alcune coincidenze pericolose" di IVANO NANNI


Sull'incontro di lunedì 15 ottobre con Giuseppe Ayala e il suo libro"Troppe coincidenze".
Dopo le stragi del 92  la macchina da guerra del pool si fermò. Sono emblematiche le immagini sconsolate e le parole di Caponnetto dopo la morte di Falcone quando disse:  “ È finito tutto “ e non lo disse travolto dall'emozione ma con la ragionata e cosciente sfiducia nel dopo. Nel 93 arrivarono le stragi di Milano, Firenze, e Roma, non attuata per una coincidenza fortunata. Nel 94 i timer delle bombe vennero azzerati, tutto di fermò. Iniziò un lungo periodo di pax mafiosa, coincidente con la vittoria politica di un partito aziendale.
C'è ancora molto da spiegare sulle relazioni politico criminali che hanno represso nel sangue l'attività del pool antimafia voluto da Antonino Caponnetto dopo la morte del giudice Rocco Chinnici. La percezione che si aveva vent'anni fa, era che l'azione di alcuni magistrati fosse finalmente efficace per reprimere e smantellare le organizzazioni criminali che parevano invincibili.
È inutile nasconderselo, sono  troppe le oscurità, le zone d'ombra inquietanti che negli anni non hanno trovato soluzione, e sono molti i punti di fuga che un evento criminale lascia dietro le spalle. Le schegge delle esplosioni con cui si sono azzerati i vertici delle investigazioni sono conficcate dolorosamente nella memoria di ognuno di noi. La sensazione di trovarsi, dopo la morte di Falcone e Borsellino in una terra desolata, nel pieno di una guerra, senza possibilità di arginare una tracimante criminalità era, ed è palpabile come la paura per il dolore subito e la vergogna per lo sprofondare del vivere civile in una nebulosa di relazioni inquinate dalle  mafie come dimostrano anche adesso, gli incroci pericolosi tra politica e criminalità.
“ L'Italia è un paese bellissimo e incivilissimo...”  La citazione di Stendhal decide del nostro carattere italico, promiscuo e dai tratti ferini, che non fa coincidere vivere civile con la bellezza e la grazia di ciò che ha prodotto. Coesione sociale e politica richiedono secoli di cultura dello Stato che il nostro individualismo e anarchismo non tollera.
Mario Soldati scrive, in un racconto del 1955, dal titolo il Vino di Carema: “...ma in Francia e in Inghilterra, da secoli e non soltanto per vini e liquori, esiste un ponte tra società e individuo, una società organizzata, una gerarchia del costume. La nostra civiltà è anarchica, scontrosa e ribelle...”.
È evidente che se nessuno rinuncia “ ad essere se stesso “ a “ esprimersi “ sempre e ovunque e comunque, ogni tentativo di costruire qualcosa in cui riconoscersi tutti quanti, viene sabotato da particolarismi di partito, municipalismi esaperati, vanità personali, egocentrismi spaziali, impotenza a progettare il bene comune, in una  latitanza politica ottusa che è la vergogna di una classe dirigente che non sa prevedere le conseguenze delle sue decisioni, che non ha una visione del futuro, che è impotente e rinunciataria. 
“Purtroppo si deve convivere con la mafia...”.
Pietro Lunardi ci informò, da ministro della Repubblica, di qualcosa che si intuiva ma non si diceva, e cioè della “ organicità “ della mafia. Egli suggerì che non solo c'era  un fil rouge tra politica e mafia, ma la mafia era parte integrante dello Stato e che si doveva convivere non essendo possibile espellerla. Beppe Grillo ribadisce questo concetto travisandolo in modo paradossale quando afferma che sono i politici ad avere infiltrato la mafia mettendo su un piano inclinato di deriva sociale sia i politici che i mafiosi, in pratica dicendo la stessa cosa di Lunardi. È un sentire comune.
La mafia concepita come organismo non estraneo allo Stato è ammessa, per dato storico provato, e Giuseppe Ayala ci informa di questo particolare non irrilevante, già al momento della costituzione dell' Unità d'Italia. In quel preciso momento due entità uguali e contrarie hanno cominciato a saldarsi generando nel tempo quel deficit di legalità che è la ragione principale delle nostre ingiustizie presenti.
È questa la concidenza più profonda, a mio parere, probabilmente la madre di tutte le coincidenze. La saldatura di positivo e negativo. È  in questo caso una coincidenza molto particolare, ovvero, questa unione intollerabile  toglie di mezzo l'dea che le mafie siano un corpo estraneo alla società. L'ombra non esiste più.
Dunque,  annullata questa differenza, si forma una nuova figura, socialmente  e antropologicamente nuova, formata dalla fusione di positivo e negativo insieme.  Non c'è più il  bene concreto ( lo Stato ) e la sua ombra ( l'antistato ), ma un perfetto assemblaggio di entrambe le parti costituenti una paradossale immagine: una sorta di mostro, o di entità metafisica, che dobbiamo temere per la sua invulnerabilità;  come vampiri, le mafie, si sono ben adattate alla luce del giorno. Si cancella in questo modo  l'idea che le mafie siano un virus letale delle istituzioni. Non c'è più virus, il parassita e l'ospite stanno insieme in una sola terribile figura. Quadro davvero sconsolante che si precisa in una domanda. Come è possibile, se è vero che le mafie sono organiche allo Stato, sbarazzarsi della mafia senza sbarazzarsi dello Stato? Chi potrà svolgere questo lavoro?
Ho sempre pensato che l'attività del magistrato fosse, con rispetto parlando, simile a quella dell'operatore ecologico, con tutta la nobiltà che comporta occuparsi dello smaltimento dei rifiuti per la società.
Forse sono rimasti solo i magistrati, come sembra suggerire Ayala, a indicare  come bonificare una società corrotta, non solo reprimendo ma sopratutto prevenendo l'azione prima che si trasformi in danno conclamato. Ma per fare questo, forse, occorre prima separare di nuovo la figura, dalla sua ombra.
di Ivano Nanni

martedì 16 ottobre 2012

La serata con GIUSEPPE AYALA


Video-riassunto della serata con GIUSEPPE AYALA pubblicata su Youtube all'indirizzo:
http://www.youtube.com/watch?v=FYnZpSazu0g

Partenza alla grande per la nuova stagione del Caffè Letterario di Lugo. Sala conferenze dell’Hotel Ala d’Oro al gran completo per la presentazione del libro “Troppe coincidenze” di Giuseppe Ayala, edito quest’anno da Mondadori. Ancora una volta l’incontro con il giudice siciliano, che era già stato nostro ospite nel giugno del 2008, ha ottenuto un grandissimo successo di pubblico. E proprio dalla fine del suo libro precedente “Chi ha paura muore ogni giorno”, che raccontava la storia del pool antimafia palermitano guidato da Antonio Caponnetto fino alle bombe che uccisero Falcone e Borsellino, è cominciato il racconto di Ayala che partendo proprio da quelle stragi e dalle altre che seguirono in quegli anni terribili che furono il 1992 e il 1993, ha messo in evidenza quelle strane e “troppe coincidenze” che nella lotta fra Stato e mafia hanno contraddistinto gli anni del passaggio dalla prima alla seconda Repubblica.  Interessante anche il racconto che Ayala ha fatto della sua esperienza di parlamentare e di uomo di Governo (sottosegretario nei governi Prodi e D’Alema), del difficile rapporto fra magistratura e politica e di quella auspicabile riforma della Magistratura tanto sbandierata e voluta da tutti i governi in carica negli ultimi vent’anni ma mai realizzata.
Ecco le immagini della serata.


lunedì 8 ottobre 2012

Lunedì 15 ottobre - GIUSEPPE AYALA a Caffè Letterario


Lunedì 15 ottobre, alle ore 21,00, nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro, secondo incontro della stagione per Caffè Letterario con il giudice Giuseppe Ayala che presenterà il suo ultimo lavoro “Troppe coincidenze” edito da Mondadori quest’anno. La serata sarà introdotta da Patrizia Randi e si concluderà come sempre con il consueto brindisi finale offerto a tutti i presenti.

Sono poche le persone che, per la loro esperienza personale, possono davvero comprendere e farci capire in profondità l'evoluzione della mafia in Italia. Giuseppe Ayala ha dedicato alla lotta alla criminalità organizzata gran parte della sua vita professionale, dall'epoca di Falcone e Borsellino all'attuale incarico alla Corte penale, passando per un'esperienza al ministero. In questo libro ci racconta come si sta evolvendo la mafia in Italia, il suo peso nel sistema economico attuale, il radicamento territoriale, la struttura di vertice e i rapporti con la politica; e ci spiega perché la mafia non è più solo un'emergenza meridionale ma un fantasma che si aggira in tutto il Paese. È fuorviante e semplicistica, ci svela Ayala, la visione di una mafia aggressiva che si espande al Nord: è piuttosto la "meridionalizzazione" dei costumi, quel processo invisibile di sgretolamento delle regole e del diritto, che crea un terreno fertile in tutta Italia.
Dopo la laurea in giurisprudenza conseguita all'Università degli studi di Palermo,  Giuseppe Ayala è stato sostituto procuratore della Repubblica, e pubblico ministero al primo maxiprocesso, diventando, poi, Consigliere di Cassazione. E' stato eletto alla Camera dei Deputati nel 1992, poco prima dell'omicidio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, diventando deputato nelle file del Partito Repubblicano Italiano. E’ stato Sottosegretario al Ministero di Grazia e Giustizia durante il governo Prodi I, e l'incarico gli fu riconfermato anche nei successivi governi D'Alema I e II. Conclusa l'esperienza politica, è rientrato in magistratura. Attualmente è consigliere presso la Corte di Appello dell'Aquila.

venerdì 5 ottobre 2012

Sabato 13 ottobre - "Il mio Dante" Lectura Dantis a Palazzo Roli


Sabato 13 ottobre alle ore 21,00 a Palazzo Roli in via Roli,15 a Massa Lombarda si apre la stagione di Caffè Letterario con una lettura collettiva dedicata a Dante Alighieri. In attesa dell’incontro del 18 ottobre con il dantista Marco Santagata che presenterà la sua biografia del “Sommo Poeta” appena edita da Mondadori, Caffè Letterario propone, in collaborazione con l’Associazione Culturale “Entelechia”, una serata di letture dantesche. Sarà una lettura itinerante attraverso uno splendido palazzo ottocentesco: dal suo giardino (la selva oscura), passando per i bui scantinati (l’inferno), salendo poi per lo scalone (il purgatorio) che porta fino alle sale affrescate del piano nobile (il paradiso), dove chi vorrà potrà dare il proprio contributo leggendo il brano di Dante più amato. Insomma una serata fra amici ad ascoltare e leggere fra i più bei versi della lingua italiana
...e a tal proposito ricordiamo l'ammonimento che Virgilio rivolge a Dante nel settimo canto dell'Inferno.
E quegli a me: "O creature sciocche,
quanta ignoranza è quella che v'offende!"    (70-71  Inf.VII)