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lunedì 12 marzo 2012

"Ovidio poeta dei nostri tempi" di IVANO NANNI

Sulla Maratona Letteraria di sabato 10 marzo dedicata alle "Metamorfosi", realizzata con la collaborazione dell'Associazione Culturale Entelechia". I versi di Ovidio sono stati letti da: GIOVANNI BARBERINI, GIOVANNI CASADIO, BRUNO CIMATTI, LUISA CRISTOFERI, CARMINE DELLA CORTE, MARISA GALANTI, LUCIANA MASIRONI, IVANO NANNI, CLAUDIO NOSTRI, CARLO PASI, PATRIZIA RANDI, LUIGI SEBASTIANI, CARLO VISTOLI. Un grazie di cuore a tutti i lettori...

Ci sono opere letterarie che riescono a far confluire nel tessuto della narrazione arti che sembrano lontane e addirittura ancora da inventare, che contengono in se stesse il germe di arti affini e nuove. Ci sono opere antiche che in modo misterioso, sono nel contempo musica, letteratura, pittura e persino cinema. 
L'opera di Ovidio appartiene di fatto alla grande poesia, ma è indentificabile per prima cosa con la grande pittura e non solo perché degli insigni artisti ne hanno celebrato gli argomenti con dovizia di particolari e grande ingegno, ma perché è Ovidio stesso che dipinge un immaginario affresco di emozioni e conoscenza storico-mitica con grande abilità narrativa seguendo il suo estro.
La sua fantasia compositiva inventa senza dargli un nome, genialmente, quello che verrà circa due millenni dopo, cioè un modo di narrare sontuoso e moderno che è pittura e poesia insieme.
Tutto l'impianto narrativo delle Metamorfosi può essere visto come un enorme affresco paragonabile per bellezza e dimensioni alla Sistina e nello stesso tempo a un grande e unico piano sequenza come quello che Aleksandr Sokurov ha realizzato in Arca Russa, lungo novantasei minuti, per descrivere trecento anni di arte, letteratura e politica russa dall'interno dell'Hermitage con migliaia di attori e comparse. Non è forse la stessa operazione che Ovidio realizza con la sua opera maggiore? Un lunghissimo piano sequenza lungo dodicimila e cinquecento versi con un montaggio analogico tipico di Ejsenstejn, fatto di attrazioni- associazioni, e questo almeno nei primi dieci libri. Poi negli ultimi libri si conforma alle regole del realismo seguendo un traccia di storie canonizzate, rimanendo però fedele all'estrosità della costruzione di un verso molto estroverso dal quale i migliori pittori secenteschi italiani e fiamminghi hanno tratto molto dei loro temi lirici.
Ovidio è dunque un poeta  moderno infiltratosi nella contemporaneità per vie misteriose  che solo l'arte  sa trovare, che attraverso il racconto dei miti rivela a noi stessi molto della nostra natura umana. 
Le  Metamorfosi appaiono  come un dispiegamento di rivelazioni sui sentimenti umani secondo alcune direttrici fondamentali.
Le forze motrici imprescindibili che fanno muovere gli uomini e gli dei sono l'amore, l'invidia, la paura, l'ira, e il desiderio di conoscere; è da queste sorgenti che nascono tutte le relazioni  diversamente mischiate e confluenti le une nelle altre senza un' apparente ragione.
Molteplici cambiamenti, fughe e trasformazioni a cui gli esseri umani e gli dei sono sottoposti nel corso dell'esistenza, sono il cuore del poema, e questo correre in perpetuo di cambiamento in cambiamento sembra essere l'estremo tentativo di alienarsi dalla morte, di respingerne il principio fondante che esclude ogni dinamismo, vade retro o morte sembra dire il poeta: perciò l'immobilità assoluta è bandita dalle narrazioni di Ovidio che assume  le metamorfosi come l'unica materia dell'essere.
In tutta la sua opera Ovidio fa girare le vicende umane su due poli. Uno di questi poli è senza dubbio l'amore come forza di attrazione e di possesso. C'è sempre una divinità o un uomo fortemente attratto per una donna, o per una dea, e tutte le vicende amorose si concludono sempre con l'appagamento sessuale o con la fuga e la trasformazione. Diversamente agisce la donna nei confronti dell'uomo. Anche se c'è appagamento sessuale il desiderio permane e porta a dei cambiamenti nelle relazioni che si fanno più profonde e complesse.
L'altro polo è quello della sfida che prevede una complessità di sentimenti che vanno dall'invidia alla gelosia, alla vanità e all'interesse personale. L'ira che nasce da questo crogiolo di sentimenti ispira la vendetta, la sopraffazione o una forma di primaria giustizia che sfocia nella competizione. Per orgoglio, vanità e sprezzo del pericolo alcuni uomini sfidano gli dei e soccombono com'è naturale, e dagli dei vengono uccisi, mutilati o esiliati. Altri si sfidano tra loro, per orgoglio, vanità e invidia e chi vince diventa un eroe per la sua parte e per la storia, e non è detto che sia moralmente il migliore, ma credo non fosse  nelle intenzioni di Ovidio classificare gli uomini, come è nei propositi della morale e della giustizia, ma di far recitare i sentimenti umani sulla scena della vita.
di Ivano Nanni


    


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