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mercoledì 7 dicembre 2011

"Sul fare poesia, leggendo poesia" di IVANO NANNI

Sull'incontro di giovedì 1 dicembre con Gian Ruggero Manzoni per il ciclo "I poeti dei poeti"

Il poeta è un mago di seduzioni, un illusionista capace di far convergere su di sé risonanze remote, indecifrabili persino a se stesso...piccolo diapason nel cuore della terra...
dopo anni si riesuma dalle profondità di un cassetto una poesia, un poemetto...quattro versi che colgono un nodo, che balzano agli occhi fulgidi di oscurità...
chi ha scritto questa cosa?
L'autore è sconosciuto, eppure è capitato spesso, capita di non riconoscersi in quello che si è scritto...perché? Chi scrive le poesie?
Il poeta provoca suggestioni, singolari sdoppiamenti, una personificazione dei sentimenti narrati...uno smarrimento...la paura di essere scoperti ( lasciati nudi ) sotto le stelle, (è l'augurio del poeta...lui è nudo sotto le stelle ), chi ascolta poesie come chi le scrive...partecipa di questo timore e morte... c'è ben poco di razionale nel comporre poesia, somiglia molto di più a un dettato...a una chiamata ( vocazione )...qualcosa di misterioso fa sentire un'urgenza espressiva e l'io si agita...si dispone a mettersi in disparte a prendere nota...a riscrivere, a copiare...si tratta di attendere, di mettersi di lato...a latere della storia per vederla meglio, per vederla passare, per coglierne un aspetto, a volte tragico, a volte frivolo, una strizzatina d'occhi...una risata trattenuta...un preludio a una malattia... per un poeta...per uno scrittore vale il detto attribuito ad Apelle, l'inventore della pittura ad encausto, “nulla dies sine linea”...lo riferisce Plinio, e vale per tutti gli artisti...c'è del lavoro vero nel comporre...una manualità, un lavoro fisico...l'ispirazione è lavoro.... Baudelaire insegna che l'ispirazione è sorella del lavoro quotidiano...e lui poetava anche quando sornionamente attendeva che gli portassero l'assenzio al tavolino del caffé... scriveva, metteva qualche punto fermo, con i suoi versi molti avrebbero pasteggiato in futuro... l'importante è copiare creativamente.
anche i tre poeti che abbiamo ascoltato, più un quarto, poeta-lettore ( alla fine ha fatto apparire i suoi fantasmi ), comunicano parole di nebbia...
Ennio Flaiano diceva che non si può far altro che scrivere in maniera indecifrabile...
c'è qualcosa di intollerabile nella poesia che attrae e respinge...si vuole sapere eppure è impossibile sapere con le parole, forse è con il suono che ci confondiamo di meno, le parole sono suoni, hanno un riverbero... è nell'armonia che ritroviamo la compassione per le parole che non rendono il sapore dell'indicibile...
Gian Ruggero ha condotto per i campi i suoi tre poeti contadini, lui stesso radicato alla terra e più ancora nelle acque, se è possibile un radicamento nei fluidi, ( ma è questa la forza della poesia?), mettere radici dove è impossibile?...ebbene, li ha fatti cantare i poeti, nei campi appena sfalciati, tra le barricate risonanti di cannonate, nei vicoli luridi di borgate senza pietà per niente e per nessuno, le loro parole si sono sentite chiare e temibili come baci e colpi di pistola...
lo scultore Arturo Martini era figlio di un cuoco, e ha detto della cucina una cosa giustissima:
“la cucina si fa per istinto...un altro deve assaggiare la minestra, io, alla vista avverto se ha il sale. C'è l'Artusi; e poi c'è l'inafferrabile”.
un po' come il pianista che suona senza guardare la tastiera...come il poeta che non vede le parole...solo dopo legge...come solo un poeta sa fare.
di Ivano Nanni

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