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sabato 10 settembre 2011

"Lettura dimenticabile" di IVANO NANNI

Sulla "Lectura Dantis" di Pamela Villoresi in Piazza del Popolo a Ravenna del 8 settembre 2011.

Il Sommo ridotto simile a noi. Forse era questo l'intento, a pensarci bene si chiede venia per una pregiudizievole e superficiale lettura dello spettacolo... eppure c'è qualcosa di occulto in quella lettura di Dante.
Si pensa a una perversione, a un intento sadomasochistico in cui creazione e demolizione guazzano nello stesso bicchiere di vino cattivo, si pensa a una cattiva digestione, a una malcurata regia, a una incomprensione del testo, a un litigio tra Virgilio e Pamela Villoresi, a una intolleranza per gli endecasillabi, a una lettura di un clone dell'attrice rimasta a casa per un'indisposizione. Si pensa a tutto e naturalmente non si spiega nulla, si pensa  a una verità non provata e cioè, che ogni classico supremo merita i trattamenti peggiori, per invidia, per inerzia, per vanità, per disgrazia e per buona fede anche, ma questo è peggio che cattivo, è umiliante per chi ascolta e applaude, e per questo siamo in attesa del peggio anche se le sue avanguardie si sono materializzate sul palco di Piazza del Popolo ieri sera. Ahi, perché hai fatto questo Pamela, brava come sei?
Hai dato a Virgilio la voce chioccia di un nanetto castrato, a Francesca la cadensa rumagnola, Paolo ha sandroneggiato come un burattino, c'è stato un andirivieni di teste di legno, con voci e gesticolazioni. Allora occorreva andare fino in fondo alla ribalta del teatro dei burattini e dire che la rassegna è un propileo di Vengono dal Mare, opera eccelsa di marionette, forse ci voleva più audacia ancora...
In ogni caso è evidente che gli artisti leggono tra le righe del testo per le  loro interpretazioni, eppure a volte leggere solo le righe è molto meglio, non proprio sparire, ma farsi piccoli piccoli è meglio.  Ma questo non basta, la gioia suprema  è  farsele le righe, come sostengono gli esperti di sostanze defatiganti, perché i commenti al Sommo vanno sniffati, o sparati sottopelle.
Dante va overdosizzato, si devono aprire nuove e circostanziate frontiere  interpretative grazie alla sensibilità delle mucose nasali e delle vene, gli endecasillabi devono fluire nelle vene veloci e rapidamente interiorizzarsi, ah supremo benessere, in mezzo a tutte le incongruità del parlare e recitare quotidiano. Perarsi con Dante è mettere a tacere per un po' il frastuono dei peggiori, è alzare un muro contro la mediocrità con questo potente antidolorifico, Dante è un ipnotico strategico è un oppiaceo che te lo danno in libreria a prezzi modici, alla faccia di messer Giovanardi, provalo e in tempi brevi diventerai un tossicodipen-dante, e se religione deve essere  che sia la Commedia.
di Ivano Nanni

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