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domenica 13 dicembre 2009

"Viaggio cogitativo a Lugo di Romagna" di MARIO PERSICO

L'artista napoletano MARIO PERSICO è stato ospite di Caffè Letterario il 27 ottobre 2009 dove in una affollatissima serata conviviale ha parlato di "Patafisica, la scienza delle soluzioni immaginarie."

Io sono un viaggiatore impossibile, incapace di aderire a ciò che unanimemente è considerato importante, come un monumento, una chiesa, un museo d’arte, un teatro: segni di una storia, di una tradizione, che ci permettono di essere consapevoli del luogo visitato. Non ho nulla del turista né, ahimè!, dell’oculato osservatore del mondo. Sono pertanto incapace di riferire a chi mi chiedesse di descrivergli, poniamo, Tübingen, cose atte ad offrirgli un’idea di quella cittadina. Solo raramente ho estratto dalla realtà in cui mi trovavo qualche segno il cui valore storico fosse indubitabile, ma sempre grazie a qualche ciceronico amico. Resta il dato ritenuto poco edificante secondo cui il mio sguardo e la mia sensibilità si orientano prevalentemente verso quell’universo minimo fatto di “presenze” irrilevanti, insignificanti, inutili, da espellere dalla propria memoria. Invece accade che proprio quell’intonaco impallidito dal tempo, quella crepa che ammicca da una parete, quel modo di agitare le natiche della ragazza del bar che frequentavo, o le dita distorte del focomelico che impugnava il barattolo della CocaCola, ed altri infiniti segni della realtà dell’inutile, catturino la mia attenzione depositandosi eternamente nella memoria. Si tratta insomma di frammenti d’esistenza che agli altri non dicono nulla, ma a me dicono molto. D’altronde sono convinto che un luogo non è fatto soltanto di monumenti, piazze, locali, strade alberate, ma soprattutto di volti, di voci, di odori, di ciò di cui quell’atmosfera si è saturata. Nel mese di ottobre di quest’anno sono stato a Lugo di Romagna per una conferenza sulla Patafisica, ospitato da Claudio Nostri, eccezionale esperto di Dante e Leopardi, proprietario di un albergo per molti aspetti, almeno per me, straordinario. La cordialità con cui sono stato accolto, anche perché protetto dall’intelligenza di un silenzioso artista di favolosa memoria, Carmine Della Corte, è stata a dir poco emozionante, così come emozionanti cono state le conoscenze fatte. Ricordo il simpaticissimo Bruno che insieme a Carmine mi prelevò a Bologna per poi riaccompagnarmi allorché lasciai a malincuore Lugo. Il filosofo Giovanni Barberini che ebbe il buon gusto di regalarmi un libro di Roberto Dionigi su Nietzsche con una bellissima dedica. Nanni Ivano, ilare utopico scrittore capace di rendere vivibile l’assurdo e altri di cui non ricordo i nomi bensì la calorosa accoglienza. Ho trascorso serate bellissime per gli scambi avuti, gozzovigliando e bevendo in allegria. Ricordo anche alcune presenze femminili la cui sensibilità e intelligenza mi è sembrata notevole: Patrizia, moglie di Claudio, Lucia e alcune ragazze che hanno pazientemente sopportato le nostre escatologiche cavolate. Ma la cosa sorprendente è che per la prima volta la mia attenzione ha anche avuto come oggetto la bella cittadina di Lugo e soprattutto un monumento, presenza ammonitrice: la Rocca di Lugo, di origine medioevale, benché pare si tratti di una fortificazione che nel 1437 o poco su di lì, perde la connotazione difensiva per assumerne una più morbida. Ma ciò che più mi ha colpito è stata la targa marmorea collocata sulla parete che dà sulla piazza Francesco Baracca, dettata da un letterato, Olindo Guerrini, che, se non vado errato, si è servito verso la fine dell’Ottocento dello pseudonimo di Lorenzo Stecchetti per pubblicare versi di un verismo non sempre convincente, che dice: “Più che questa pietra duri il ricordo di Andrea Relencini strangolato e bruciato qui presso nel MDLXXXI per sentenza della S. R. Inquisizione ed ammonisca che la Chiesa non tollera ombra di libertà”. Una decisa e coraggiosa accusa nei confronti di un’antica crudeltà consumata all’insegna della croce. Problema questo che andrebbe affrontato in altra sede poiché ci rimanda a considerare un retaggio feudale che sotto altre forme continuava a manifestarsi. Basti pensare all’autorità di un papato che ancora oggi condiziona cultura, politica, patrimonio artistico e altro ancora. Io qui, però, devo soltanto affermare che questo breve soggiorno a Lugo di Ravenna è stato per me come respirare una boccata d’aria che, ahimè!, non riesco più a ritrovare nella mia città di origine. Napoli, città bellissima, ha assunto ormai la connotazione di un brulicante purgatorio, dove il degrado prodotto da gestioni governative facilmente corrompibili sembra non aver fine e non credo che la Patafisica possa cambiare qualcosa dal momento che questo sistema ha soffocato ogni residuo di eticità. Ma sebbene consapevole di non riuscire a modificare alcunché, non smetterò mai di denunciare quanto riterrò nocivo per l’essere umano. di Mario Persico Mario Persico con Carmine Della Corte

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