Pagine

Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

Via Matteotti, 56 - 48022 Lugo di Romagna - (Ravenna) - Italia
Per Informazioni : 0545 22388 - claudio@aladoro.it
Iscriviti alla newsletter di Caffè Letterario sul sito http://www.aladoro.it/

sabato 31 ottobre 2009

"Una quiete laboriosa" di GIORGIO FALCO

Lo scrittore milanese GIORGIO FALCO è stato ospite di Caffè Letterario il 16 ottobre scorso per presentare il suo libro di racconti "L'ubicazione del bene". Il Caffè Lettarario di Lugo è dentro l’Hotel Ala d’Oro, anzi, all’Ala d’Oro. Un luogo ormai familiare, ci sono stato molte volte, per presentazioni letterarie, conferenze e mostre di fotografia, in un continuo dialogo tra parola e immagine. C’è curiosità e attenzione nella sala, non si ha proprio la sensazione di stare in un albergo, ma in una sorta di laboratorio: l’Ala d’Oro, insomma. Il fermento dell’hotel in quanto tale, e del Caffè Letterario - unito alla capacità di conservare il gusto della lentezza da parte degli organizzatori - fa dell’Ala d’Oro un posto speciale, una quiete laboriosa che è difficile lasciare.

martedì 27 ottobre 2009

"Smarrimento patasfattico" di IVANO NANNI

Sull'incontro con MARIO PERSICO di lunedì 26 ottobre.
Non c'è soluzione immaginaria dalla quale non sia possibile estrapolare un pizzico di realtà, sulla quale deporre le nostre mani di terapeuti in erba per massaggiarci quello che non vediamo, e quello che non possiamo vedere a occhio nudo lo vediamo con il sesto senso del pranoterapeuta che radicalizza un suo stato di preveggenza dentro di noi consentendo uno stato di benessere superiore alle nostre aspettative. Nell'arte di precisare uno stato d'animo, forse la Patafisica, di cui non conosco nulla, appare come un miracolo della preveggenza. Sembra una scaglia temporale di preistoria del linguaggio che si spande fino alle soglie di una rappresentazione in cui non crede. Eppure evidenzia uno stato di crisi. C'è sempre un corpo malato in attesa di una guarigione, di un miracolo, di qualcosa che non avverrà secondo i canoni dell'apparizione, ma che giungerà attraverso canali consueti, direi quotidiani. La Patafisica, mi consento una appropriazione indebita di definizione, non consiste in nessuna preghiera particolare, e nemmeno in transumanze che partono verso luoghi di immediata ascesi, ma solo nel trovarsi liberi di rendere tangibile una gioia dimenticata nello scaffale del rigattiere. Credo che non sia possibile definire appieno la sua genia, nemmeno attraverso una gerarchia di opinioni, tutte plausibili e divertenti, forse farne un calco approssimativo aiuterebbe a confondersi ancora di più, che scultore ci vorrebbe per produrre una simile opera? forse un genetista, un uomo di audaci imprese, uno scienziato come il barone Frankenstein (junior), naturalmente, potrebbe mappare il codice della Patafisica sempre dopo averla trovata sullo scaffale del rigattiere erroneamente etichettata come da copione, ma la soluzione sarebbe sempre e solo immaginaria. Ma cos'è una soluzione immaginaria? A patto che ne esistano veramente, una soluzione immaginaria è pur sempre un tentativo di verificare se nel laboratorio tutto mentale dell'artista è possibile far conflagrare sistemi che di solito si tengono a distanza. Sistemi che non percepiscono altro che deboli e incongruenti vagiti l'uno dell'altro producono una loro definizione che non ha uguali e non ne avrà mai altri di identici. Sistemi che si scontrano, che si compenetrano, che si spezzano in tronconi di sensualità aliena, dimenticano la loro illusoria identità, per darsene un' altra. Diventano altro pur rimanendo fedeli a un gioco che ha nello sberleffo un suo imperio, un dominio crudele e snervante. Forse, nella Patafisica, qualcosa va corretto, e forse alterato per continuare ad essere come l'ha prodotta un senso di comune predestinazione tra soggetti e oggetti in relazione intima. Forse è oggi, allo stato delle cose politiche, sociali ed economiche, la scienza delle dis-soluzioni reali che rendono libera la nostra immaginazione di vedere una soluzione che è possibile solo nei cruciverba della settimana enigmistica. di Ivano Nanni

La serata con MARIO PERSICO

Grande pubblico ieri sera per la prima serata conviviale dell’anno di Caffè Letterario. Protagonista dell’incontro il pittore napoletano Mario Persico che ha tenuto una dotta chiacchierata sulla "Patafisica, la scienza delle soluzioni immaginarie". La serata, introdotta dall’artista lughese Carmine Della Corte, è cominciata con la declamazione dell’eptalogo patafisico ed è proseguita con una brillante dissertazione di Mario Persico, che dall’alto dei suoi sessant’anni di carriera artistica, ha raccontato la storia e le motivazioni della “scienza” Patafisica a cominciare dal suo ideatore e fondatore, lo scrittore e commediografo francese Alfred Jarry fino ad arrivare alla nascita nel 1948 del primo collegio di Patafisica a cui parteciparono personaggi del calibro di Raymond Queneau, Marcel Duchamp, Man Ray, Joan Mirò e tanti altri. La serata si è conclusa con la proiezione di uno spezzone del film “patafisico” di Maurizio Nichetti “Ratataplan” (1979) in cui appare come attore lo scrittore e sceneggiatore francese Roland Topor. EPTALOGO PATAFISICO 1 - La Patafisica è la scienza di quel campo che si estende al di là della Metafisica: in effetti la Patafisica si estende al di là della Metafisica quanto questa al di là della Fisica.
2 - La Patafisica è la scienza del Particolare e delle leggi che governano le eccezioni (De minimis curat Pataphysica).
3 - La Patafisica è la scienza delle soluzioni immaginarie. Per il patafisico l'idea di verità è la più immaginaria fra tutte le soluzioni.
4 - Di fronte alla Patafisica tutto fa lo stesso. ... La Patafisica non predica né ribellione né sottomissione, né moralità né immoralità, né riformismo né conservatorismo: non promette né felicità né infelicità e soprattutto non si accinge a salvare il mondo.
5 - La Patafisica è nel suo procedere imperturbabile.
6 - Tutto è patafisico; eppure pochi lo mettono in pratica coscientemente.
7 - Al di là della Patafisica non vi è nulla: essa è la suprema istanza.

La rassegna stampa di ottobre 2009

lunedì 26 ottobre 2009

La serata con EMANUELE TREVI

Il maltempo che ha imperversato venerdì scorso non ha certamente invogliato le persone ad uscire di casa e così la serata con Emanuele Trevi che presentava il romanzo postumo di Rocco Carbone “Per il tuo bene” non ha visto quella partecipazione di pubblico che sicuramente l’incontro avrebbe meritato. Gli spettatori presenti non hanno certo rimpianto il fatto di aver dovuto affrontare la pioggia battente e hanno potuto godere di una piacevole e intelligente serata dedicata alla amicizia, attraverso le parole del libro di Rocco Carbone e il commento dello scrittore e critico letterario romano Emanuele Trevi. Trevi, amico da sempre dello scrittore scomparso l’anno scorso in un incidente stradale, ci ha raccontato la genesi di questo romanzo una storia d’amicizia che Rocco conservava gelosamente nel cassetto in attesa di pubblicazione da parte della casa editrice Mondadori. Inizialmente era combattuto tra due titoli, uno lo aveva dato lui ed era “La bontà”, l’altro gli era stato consigliato dall’amica Chiara Gamberale (scrittrice e giornalista) che diceva avrebbe dovuto intitolarlo “Per il tuo bene”. La scelta è stata per il secondo titolo poiché andava a racchiudere tutta la riflessione della storia tra Bruno e Gilberto: un’alternanza tra senso morale e fedeltà a un’amicizia. A volte, proprio con l’intento di fare il bene della persona otteniamo l’esatto contrario facendola allontanare da noi, perdendo così il suo affetto. A che costo bisogna essere sinceri? Un romanzo profondo e reale, una riflessione importante sull’amicizia. Ecco le immagini della serata.

Lunedì 26 ottobre - "Alcune considerazioni sulla Patafisica" serata conviviale con MARIO PERSICO

Lunedì 26 ottobre alle ore 20,30 al Ristorante dell’Hotel Ala d’Oro è in programma la prima serata conviviale dell’anno di Caffè Letterario. Protagonista dell’incontro il pittore napoletano Mario Persico che terrà una interessante e divertente conversazione dal titolo “Alcune considerazioni sulla Patafisica. La scienza delle soluzioni immaginarie.” La patafisica, termine coniato dallo scrittore e drammaturgo francese Alfred Jarry, fu definita "la scienza delle soluzioni immaginarie e delle leggi che regolano le eccezioni". Espressa spesso con un linguaggio apparentemente nonsense, la patafisica ha le sue regole che inglobano tutte le possibilità immaginifiche possibili, per tentare, in maniera personale ed anarchica, di spiegare l'assurdità dell'esistenza e la sua infondabilità. Mario Persico è nato nel 1930 a Napoli dove vive e lavora. Negli anni Cinquanta con Mario Colucci, Lucio Del Pezzo, Guido Biasi, fece parte del gruppo di artisti che aderì alla corrente pittorica detta nucleare, che aveva il suo maggior rappresentante nel milanese Enrico Baj. Dal 1959 al 1963 è stato il redattore della rivista “Documento Sud”, un foglio di tendenza che stabilì tra la città di Napoli ed il mondo dell’arte una fitta serie di rapporti internazionali (con il gruppo Phases dell’artista e critico Edouard Jaguer, animatore del Surrealismo rivoluzionario, con lo SPUR di Monaco dello scultore Lothar Fischer che confluirà nell'Internationale Situationniste e il BOA di Buenos Aires). Dal 1963 Persico cominciò un percorso autonomo, una sorta di ritorno alla figurazione che tesaurizzava le tecniche precedenti verso opere-strutture aperte, che chiamò “praticabili”, poiché il fruitore poteva interagire con esse, ampliandole o modificandole. Il ’63 segna anche la ripresa dell’attività editoriale con la rivista “Linea Sud”. Su questa rivista Persico pubblica anche alcune poesie che saranno raccolte e ristampate dall’editore Guanda. Nel 1966 illustra la traduzione italiana di Luciano Caruso dell’opera patafisica “Ubu Cocu” di Alfred Jarry.In Persico l’interesse per le teorie patafisiche (una sorta di ironico ritorno a quanto di esoterico rimane nel pensiero occidentale, secondo l’insegnamento di Alfred Jarry, demone dell’assurdo e della derisione) è una costante della sua opera. Fin dagli anni cinquanta Mario Persico frequenta e collabora con Edoardo Sanguineti. Tra i momenti più interessanti di questa collaborazione si possono annoverare le scenografie e i costumi per l’opera Laborintus II di Sanguineti su musiche di Luciano Berio, andata in scena alla Scala nel 1973. Più recentemente ha firmato con Sanguineti, Dorfles e Pirella il “Manifesto dell’Antilibro” ed ha realizzato nel 2001, alla Biennale di Venezia, due “Bandiere della Pace” impagina nei modi della “poesia visiva” un testo di Sanguineti. Ancora nel 2003 ha illustrato un “Omaggio a Goethe” e nel 2004, un “Omaggio a Shakespeare, nove sonetti”, con traduzioni di Sanguineti. Dal 2001 è Rettore Magnifico dell’Istituto patafisico partenopeo e stampa “Patapart” , una delle più belle, colorate - e difficili da sfogliare - riviste d’arte contemporanea. Nella splendida cornice di Castel dell’Ovo il Comune di Napoli gli ha dedicato nel 2007 una grande mostra antologica. In occasione della serata sarà inaugurata un’esposizione di opere di Mario Persico proveniente da collezionisti privati in Romagna che rimarrà in esposizione nella hall dell’Hotel Ala d’Oro fino al 28 novembre. Questo il menù della serata: Buffet di antipasti Cappelletti in brodo Dessert Patafisico Caffè Il costo è di €.20,00 per persona con le bevande incluse. Prenotazioni al 0545 22388.

martedì 20 ottobre 2009

Venerdì 23 ottobre - EMANUELE TREVI a Caffè Letterario

Venerdì 23 ottobre alle ore 21,00 nella sala conferenze dell’Hotel Ala d’Oro, quarto appuntamento della stagione di Caffè Letterario con lo scrittore e critico letterario romano Emanuele Trevi che presenterà il romanzo “Per il tuo bene” di Rocco Carbone, lo scrittore tragicamente scomparso un anno fa a Roma. L’incontro sarà condotto dal curatore di Caffè Letterario Marco Sangiorgi e terminerà con il consueto brindisi con i vini in degustazione. Un incidente stradale nella notte tra il 17 e il 18 luglio del 2008, pone termine alla vita di Rocco Carbone, 46 anni, con al suo attivo una esperienza di critico letterario e alcune opere già significative della sua maturità artistica: “Agosto” è il suo primo romanzo, del 1993; nel 1996 esce “Il comando”; “L’Assedio” è del 1998; “L’apparizione”, del 2002 e del 2005 “Libera i miei nemici”. Collabora a Nuovi Argomenti; Linea d’ombra, Paragone, L’indice, L’Unità, Il Messaggero e Repubblica. Era nato a Cosoleto, in provincia di Reggio Calabria il 20 febbraio 1962. Il plot di “Per il tuo bene” ruota attorno a Bruno e Gilberto, due amici dalla storia antitetica che si rincontrano dopo tanti anni, in un racconto cha procede per salti temporali. Tanto coraggioso, indipendente e apparentemente affermato il primo, quanto goffo, ipersensibile e fallito il secondo. Ad accomunarli un’amicizia fatta di protezioni affettuose e ricompense esagerate nel passato; e un grande dolore: entrambi sono orfani, Bruno del papà e Gilberto della mamma. Pubblicato da Mondadori dopo la morte dello scrittore, il libro contiene una lunga ed appassionata introduzione dell’amico Emanuele Trevi, suo compagno di studi. Emanuele Trevi, uno dei critici letterari più promettenti della nuova generazione, è nato nel 1964 a Roma, dove vive. Ha tradotto e curato edizioni di classici italiani e francesi: si ricordano testi dedicati a Leopardi, Salgari, autori italiani del Novecento. Collabora alla trasmissione radiofonica “Lucifero” di Radio Tre, con una sezione dedicata alla poesia. E’ redattore di Nuovi Argomenti. Ha fatto parte della giuria del premio Calvino nel 2001, e del premio Alice 2002. 'Per il tuo bene' di Rocco Carbone, pubblicato recentemente da Mondadori, non è un romanzo come tanti altri, perché nel mondo creato dall'autore è vivo e si sente uno spazio mentale, una proiezione, quella che gli induisti chiamano una maya. In altre parole, la coscienza racconta. Così come il candore della luce si scompone nello spettro dei colori, lo spazio mentale si suddivide in una pluralità di personaggi, che nei loro moti di attrazione e repulsione danno vita a una certa trama. Si provi a leggere attraverso questa lente 'Per il tuo bene': non sono forse i due protagonisti, con le loro caratteristiche opposte e simmetriche, le due metà di un carattere che la storia cerca disperatamente di ricomporre, in una straziante lotta contro il tempo? Emanuele Trevi

lunedì 19 ottobre 2009

"A good audience" di PAUL POLANSKY

Il poeta americano PAUL POLANSKY è stato ospite di Caffè Letterario il 12 ottobre scorso per presentare la sua raccolta antologica di poesie "Undefeated". Recently I experience one of the best audiences on my month-long poetry reading tour of Italy. It happened at the Caffe Letterario di Lugo di Romagna. Perhaps I wasn’t expecting much. After all, how many people in a town of only 20,000 will turn up for a poetry event esp. when the poet is advertised as one who defends Gypsies (not the most popular of subjects in Italy today). So that was the first surprise. Almost seventy people showed up. The second surprise was how focused everyone in the audience was. I read in English so I didn’t expect many people to follow what I had to say. But behind me was a screen that showed with a power-point projector the translation. All eyes were glued to every word, every sentence, every stanza. Normally at my readings, there is polite applause after each poem. My audience didn’t move a muscle. They all seemed to be anxiously awaiting the next poem, eager to hear about another adventure or tragedy that comprises most of my poetry (from big game hunting to boxing to the tragedies in a Holocaust concentration camp). Usually when I am reading, I look up to catch the eye of someone in the audience who lets me know how my verses are being received. In this audience, I caught the eye of no one. All eyes, all attention, were concentrated on the white words shining so brightly on the black screen behind me. I never got any real feedback from my audience until I finished the last poem and said thank you. Then they applauded. It wasn’t a rapturous applause but it lasted for a very long time. Then came the questions. Despite being there for more than an hour, the people wanted more information, esp. about the Roma camps in Kosovo negligently built on toxic wasteland by the UN where during the past ten years 84 Roma, many of them children, have died of lead poisoning. After that, came the individual handshakes, the books to be signed, and the offers of help to combat the injustices being perpetrated against the poorest people in Eastern Europe. Afterwards, some people stayed for several hours and over a few glasses of wine discussed with me the violence in the boxing ring compared to the violence in the concentration camps that I had expressed in some of the poems. Was it the same? Spoken poetry means nothing without a good audience. How refreshing to find such an audience away from the big cities, away from academia. Lugo di Romagna has many historical monuments to be proud of, but the city should be proudest of all about their own enlightened, and concerned literary society. Paul Polansky - 14 October 2009 Recentemente ho conosciuto uno dei migliori pubblici che mi sia capitato d’incontrare in questo mese di reading poetici in giro per l’Italia. E’ successo al Caffè Letterario di Lugo di Romagna. Forse non mi aspettavo molto. Dopo tutto, quante persone in una città di solo 20.000 abitanti si sarebbe presentata a una serata poetica specialmente sapendo che il poeta in questione è conosciuto come un difensore degli Zingari (non proprio i più popolari cittadini di oggi in Italia). Così questa è stata la prima sorpresa. Erano presenti quasi settanta persone.La seconda sorpresa è stata l’attenzione della platea. Io leggevo in inglese e non mi aspettavo che molte persone potessero esattamente seguire quel che dicevo. Ma dietro a me c’era uno schermo sul quale scorreva la traduzione. Tutti gli occhi erano incollati a ogni parola, ogni frase, ogni periodo. Normalmente nei miei reading al termine di ogni poesia arriva un beneducato applauso. Il mio pubblico non muoveva un muscolo. Tutti parevano aspettare ansiosamente la prossima poesia, impazienti di ascoltare un'altra avventura o dramma che abbracciano gran parte delle mie liriche (dalla caccia grossa, al pugilato, fino alla tragedia di un campo di concentramento).Normalmente quando sto leggendo, guardo la platea per catturare gli occhi di qualcuno nel pubblico che mi facciano capire come le mie parole siano percepite. Con questo pubblico non ho potuto farlo. Tutti gli occhi, tutta l’attenzione era concentrata sulle parole bianche che splendevano luminose sullo schermo nero alle mie spalle.Non ho captato nessuna chiara reazione dal mio pubblico fino a quando non ho terminato l’ultima poesia e detto grazie. Allora hanno applaudito. Non è stato un applauso estatico, ma è durato per un tempo lunghissimo.Poi sono arrivate le domande. Nonostante fossero lì da più di un’ora quelle persone volevano più informazioni, in particolar modo riguardo ai campi profughi Rom in Kosovo, superficialmente costruiti su aree inquinate e inospitali dall’ONU e dove negli ultimi dieci anni 84 persone, molte dei quali bambini, sono morte di avvelenamento da piombo.Dopo tutto ciò sono arrivate le strette di mano, i libri da autografare, e le offerte di aiuto per combattere questa ingiustizia perpetrata contro il popolo più povero di tutta l’Europa orientale. Alla fine diverse persone sono rimaste fino a tarda notte e, con un bicchiere di vino in mano, hanno discusso con me sulla violenza della boxe paragonata alla violenza in un campo di concentramento, argomento che avevo espresso in alcune poesie. Era la stessa?Recitare poesia non significa nulla senza un buon pubblico. E’davvero confortante trovare un pubblico così lontano dalle grandi città, lontano dalle accademie. Lugo di Romagna ha tanti monumenti storici di cui andare orgogliosa, ma più orgogliosa di tutto dovrebbe essere del suo illuminato e competente circolo letterario.

domenica 18 ottobre 2009

La serata con GIORGIO FALCO e GIULIO MOZZI

Serata particolare quella di venerdì 16 ottobre per Caffè Letterario. Sul palco della nostra rassegna letteraria erano due gli scrittori protagonisti dell’incontro. Il milanese Giorgio Falco in veste di autore del libro presentato, “L’ubicazione del bene” edito da Einaudi e il veneto Giulio Mozzi, scrittore e consulente editoriale, come presentatore dell’opera di Falco. Proprio Giulio Mozzi cinque anni fa promosse la pubblicazione del libro d’esordio di Falco “Pausa caffè” per le edizioni Sironi e in questi anni ha continuato a intrattenere un rapporto di amicizia e collaborazione con lo scrittore milanese fino a proporre, come consulente editoriale di Einaudi per la collana “stile libero”, questo bellissimo libro di racconti. La serata si è quindi dipanata in una pacata conversazione fra l’autore e il suo mentore sulla genesi e il contenuto di questi dieci racconti tutti ambientati a Cortesforza piccolo paese nell’hinterland milanese. Un libro veramente bello, fra i migliori libri di narrativa presentati in questi cinque anni e quindi caldamente consigliato a tutti glia amici di Caffè Letterario. Il brindisi finale con i vini della Cantina umbra di Arnaldo Caprai ha concluso degnamente la bella serata. L’impegno lughese di Giulio Mozzi è proseguito poi il giorno successivo partecipando insieme a Guido Guidi al dibattito che ha preceduto l’inaugurazione della mostra fotografica di Michele Buda “Fotografie 9909” e proseguirà nel prossimo anno quando, come promesso, Giulio Mozzi tornerà a Lugo in veste questa volta di autore per presentare il suo ultimo libro “Sono l’ultimo a scendere” edito pochi mesi fa da Mondadori. "L'ubicazione del bene" ha raccolto il consenso dei critici e dei giornalisti italiani. Ecco come i giornali hanno parlato del libro di Falco: «Il male oscuro dell'hinterland del benessere, serve l'occhio di un urbanista dell'interiorità per raccontarlo. Ce l'ha fatta Giorgio Falco. Già il titolo, rubato al frasario catastale, è un piccolo capolavoro. [...] Falco ha aggiornato una letteratura a volte dimenticata e tutta nostra. Quella che un secolo fa, per la penna di autori maggiori e minori, da Tozzi a Svevo, raccontò la nascita e la precoce crisi morale di un altro ceto medio: i travet, le mezzemaniche, gli impiegati». Michele Smargiassi “la Repubblica” «Mi dicono che qualche anno fa ho definito, in venticinque parole, Giorgio Falco il peggiore scrittore italiano. Esce un nuovo libro di Giorgio Falco, L'ubicazione del bene. Sarebbero racconti o, meglio, un romanzo a tessere costruito (ingegnosamente) attorno a un luogo. [...] Falco non è più il peggiore scrittore italiano. Anzi, se continua così (tra Carver, Tozzi e Landolfi), rischia di diventare il migliore. Ottima, davvero ottima letteratura». Antonio D'Orrico “Magazine del Corriere della Sera” «Cos'è questo boccheggiare, quest'asfissia sentimentale? Ci siamo circondati di beni, mobili e immobili, ed essi alla fine ci hanno sopraffatto. Che ne è del Bene, del nostro Bene? Sta lì in "vicinanze Tangenziale Ovest", sembra dirci con un doppio senso dai risvolti a dir poco inquietanti il titolo di questo folgorante libro di Giorgio Falco, L'ubicazione del bene. [...] Sono molti i riferimenti che vengono in mente leggendo questo libro. L'ossatura dei dialoghi alla Raymond Carver, la spietatezza di certo cinema austriaco - penso soprattutto al capolavoro di Ulrich Seidl intitolato Canicola - la quieta disperazione del benessere dei racconti di A. M. Homes». Mauro Covacich “Corriere della Sera” «Giorgio Falco scrive un romanzo, L'ubicazione del bene, fatto di racconti prossimi alla perfezione. Nel tono, nella capacità di correre lungo il crinale della ordinata sequenza di gesti che segnano la disfatta delle vite. Già dal titolo: il bene è l'altro significato della parola, certo. Il bene immobile. Il luogo dove trovarlo non ha bisogno di ricerca interiore: c'è l'indirizzo, ci si arriva con Tomtom. Via Borromeo 10/E, Cortesforza. Un luogo immaginario, complesso di villette "subito fuori città" uguale a tutti, una periferia modello». Concita De Gregorio “l'Unità” «Una prova come questa serie di racconti, L'ubicazione del bene, mi incita a rilanciare un'ipotesi già più volte emessa, che cioè staremmo vivendo una stagione di neo-neorealismo, con suggestivi contatti rispetto al neorealismo quale si espresse soprattutto nei "Gettoni" di Vittorini. E il fatto che sia ancora di scena l'Einaudi rende la cosa ancor più credibile». Renato Barilli “ttL”