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giovedì 25 giugno 2009

"Molti dubbi" di IVANO NANNI

Sull'incontro con ERMANNO BENCIVENGA di lunedì 22 giugno. Tutte le nostre costruzioni traballano. Prima o poi entrano in risonanza con il principio di autodistruzione e cominciano a vacillare per poi cadere. Poco male. Quello che non c’è più lo ricostruiamo di nuovo, magari con le stesse pietre di scarto, ripetendo gli stessi errori di calcolo, aspettando il prossimo crollo. Altre volte tiriamo su un altro edificio più alto del primo, fatto meglio, con altri materiali e con calcoli ben fatti e lo guardiamo con orgoglio, alto, lucente, proprio bello, ma anche di questo aspettiamo prima o poi il crollo. Se non sarà un sisma a farlo crollare, lo farà il tempo o un attentato terroristico o un meteorite vagante lo polverizzerà per sempre. Altre volte al posto dell’edificio crollato non tiriamo su niente, non ne vale la pena, tanto crollerà di nuovo… I nostri sentimenti crollano tutti i giorni facendo schianti a volte risibili, appena percettibili, altre volte minacciano smottamenti importanti segnalati su rulli chilometrici di carta inchiostrata da pennini oscillanti. Il nostro modo di vedere le cose e di sentire passa tra le maglie strette di percezioni esauste, inarticolate, spesso inquinate da ideologie e spazi confinati da indiscrezioni. Le nostre sensibilità sono messe a dura prova da spiacevoli contumelie tra vicini di casa che non si possono vedere, e a niente valgono le nostre rimostranze, se qualcuno grida forte e non ci lascia dormire. Ci sentiamo come casse in risonanza con il mondo intero e quello che ci fa credere di vivere in un mondo migliore di un altro è la possibilità di avere amicizie e amori che ci esaltano. Percepisco il dolore o la possibilità del dolore se provo a immaginare l’ assenza di un amore contingente, che riguarda chi mi è vicino e caro. Non mi vedo però in lacrime pensando al Grande Assente che da millenni se ne sta occultato da qualche parte e sebbene sia sollecitato a mostrarsi dimostra una timidezza sovraumana. So che chiunque dopo tante sollecitazioni dovrebbe per lo meno farsi vedere, se non altro per buona educazione. Ma qualcuno potrebbe obiettare che il libero arbitrio se vale per noi, a maggior ragione vale per Lui e la sua assenza deriva non dalla sua mancata esistenza ma dalla scontrosità e dalla permalosità. Che i suoi pensieri siano rivolti ancora a quelli che mangiando la mela lo hanno offeso? Memoria lunghissima purtroppo per noi, e senza speranza che il peccato cada in prescrizione. Ma assente significa non esistente? Direi di no, ma non ne sono sicuro. L’Assente c’è, può esserci, ma è da un’altra parte. Non è qui tra noi. Però il fatto che sia assente da così tanto tempo dovrebbe,dopotutto, insospettirci, e senza arrivare a conclusioni affrettate si potrebbe dire dopo aver cercato per tanto tempo qualcuno e non avendolo trovato lo si dia per disperso. Almeno questo. E dopo un po’ di tempo, il passo successivo: si compila un modulo di morte presunta, e si archivia il caso. Mica si può tenere tanta gente impegnata ad indagare su qualcuno che magari non c’è. Il Grande Assente finisce in un fascicolo senza etichetta, su un polveroso scaffale della Procura, e non se ne parla più. Starà a Lui fare la prossima mossa. di Ivano Nanni

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