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sabato 28 marzo 2009

"Giardino d'infanzia" di IVANO NANNI

Sull'incontro con Marco Politi di mercoledì 25 marzo Sinceramente mi pareva incredibile che le suore missionarie in Africa indicassero alla gente come proteggersi con il preservativo ed evitare di morire di aids. Forse è il cambiamento di clima a giovare allo spirito pragmatico di quelle religiose, fatto sta che questo è uno dei tanti aneddoti raccontati da Marco Politi nella presentazione del suo libro. Un simile atto di elusione alla parola del papa si spiega,a mio parere, solo con la caduta dei paraocchi dogmatici e libera anche i non religiosi dal pregiudizio di credere che fede e papato siano la stessa cosa. Politi indica come ci siano, nella chiesa cattolica, biforcazioni plausibili, mondi della fede ben temperata dal buon senso, forti pulsioni di protesta sotterranea, binari a scartamento ridotto che corrono paralleli a quelli del Vaticano. E sono vari i percorsi intrapresi da alcuni religiosi, noti solo quando vengono sequestrati da militari o fanatici vari, i quali coraggiosamente dotati di senso pratico, con in mano il vangelo cercano di conciliare pesi e misure diversi in una terra magica e crudele. Sono tanti gli uomini di fede che sentono le stonature che vengono dal Vaticano. Non sempre le campane del cupolone suonano cristalline. Sempre più spesso i rintocchi delle campane chiamano i fedeli a una maggiore attenzione verso le indicazioni del papa. La chiesa si arrocca e attacca i suoi critici interni ed esterni ripassando il credo e indicando le vie del Signore che sono quelle della vita(eterna). Gli ultimi eventi riguardo al tema del” fine vita” sono emblematici. Da questo punto di vista si sono capite bene alcune cose: La prima cosa è che siamo un popolo che si appassiona ai casi umani sui quali come nei melodrammi la gente finisce per demolire il teatro a suon di fischi parteggiando per una causa o per l’altra. Sul dramma della povera ragazza in coma da decenni sono interventi tutti. Politici e vescovi in testa in un bel connubio di frasi fatte e benedizioni, senza che intervenisse un arbitro, magari un costituzionalista che fischiasse la fine della partita e rimettesse la decisione in mano ai familiari. Ovviamente il dramma privato è stato sottoposto al linciaggio dei media, che l’hanno stravolto in un pessimo copione per cattivi figuranti. In quel bailamme senza senso l’unica persona con i nervi saldi, il padre della ragazza, è stato brutalmente insultato dal popolino della tivù e dai mestatori di professione. Sull’onda anomala di questa popolarità infausta sono spuntati i sondaggi sulla famigerata libertà di coscienza su temi moralmente sensibili. Per dirla in politichese. Che per tutti si è tradotta in libertà di decidere cosa fare nel caso che la stessa cosa capitasse a noi. “La gente”, una categoria sociologica speciale, simile al popolo, ma più volgare, più televisiva e ignorante ha risposto. E l’ha fatto istintivamente con quella sensatezza da animale che evita la pozza avvelenata e sebbene muoia di sete, cammina nei boschi tortuosi della speranza tastando il terreno, annusando l'umidità dell'aria. I sondaggi di Pagnoncelli, o chi per lui, hanno decretato che a decidere in questi casi deve essere la famiglia. Senza nessun dubbio. Vox populi. La vox dei però si è ribellata a quella vocetta del popolino e ha emesso la sentenza di allarme rosso. Sirene spiegate contro la deriva del relativismo in materia tanto complessa e di natura sottilmente teologica. Gran sventolio di pianete. Tiare in fibrillazione come non si era visto dai tempi del concilio vaticano secondo. Si sono alzati in alto i pastorali e sono fioccate le prime affettate. I nostri politici che hanno grandi qualità, ma non sopportano le scomuniche, hanno preso sul serio l’ammonimento, si sono rimessi tutti quanti i paraocchi e hanno pensato a un contentino. Allora, la seconda cosa che si è capito è che esiste il testamento biologico. Un documento dove chiunque abbia la maggiore età può dire come vuole essere trattato in caso di coma o di malattia terminale. È un documento privato nel quale tutti possono mettere becco. Il dottore, il prete, e infine il diretto interessato. Il quale non sa che firmando quel documento dove crede di decidere cosa fare di se stesso quando è in coma, o giù di lì, in realtà ha delegato a due figure altre quello che succederà al suo beneamato corpo ormai sfinito dalle diatribe postconciliari, e che non vede l’ora di andarsene per sempre. Da ciò si deduce una terza cosa importante, e cioè che il corpo non è un bene disponibile dal suo possessore. Per cui quello che sta scritto e firmato è impugnabile davanti a qualunque tribunale di nostro Signore. Un tribunale ben più fornito di attributi dei tribunali laici privi del fondamentale senso della vita e della morte. La quarta cosa che si è capita è che siamo distanti anni luce dall’ Europa di cui siamo un lembo dimenticato nel Mediterraneo, a ridosso di quell’Africa terra di pellegrinaggi papalini, come del resto anche l’Italia. La quinta evidenza è che siamo un popolo con forti problemi cognitivi che mugola come un gatto in fondo a un sacco prima di essere buttato in uno stagno. Siamo trattati come carne elettorale buona solo per mettere una croce vicino a un simbolo, senza sapere nulla di quel simbolo. Siamo una nazione in coma irreversibile da ignoranza acquisita in lunghi anni di campagne pubblicitarie e con questi bagagli tecnico pratici vogliamo pure continuare ad essere alimentati forzatamente? Se ritrovassimo un residuo di fierezza dovremmo chiedere a qualcuno di staccare la spina, e dare in appalto il governo dell'Italia. Magari al papa con il conforto della sua benedizione. Ivano Nanni

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