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lunedì 10 marzo 2008

La serata con VINCENZO CERAMI

Un'altra bellissima serata per Caffè Letterario, venerdì scorso, con Vincenzo Cerami. Alla presenza di più di cento persone lo scrittore romano ha presentato il suo ultimo lavoro "Vite bugiarde. Romanzo d'appendice", edito da Mondadori nel 2007.
"Un peccato senza rimedio"
di Ivano Nanni Della periferia romana sappiamo qualcosa dai film, soprattutto conosciamo quella descritta da Pasolini, baracche e casermoni tra viottoli in terra battuta pieni di buche, povere case umide e cadenti appena messe in piedi, tutte in fila come tanti scatoloni stipati di poveracci che sbarcano il lunario trafficando con roba rubata e sfruttando le loro donne. L’abbiamo vista tutti questa periferia, e abbiamo visto pure la campagna romana, quando non è ancora vera campagna ma uno spazio incolto, desolato, di erba rada e secca dove giocano i bambini poveri. In un luogo simile pascolano le pecore, e si girano film come la Ricotta. È un film che racconta attraverso la passione di Gesù, il tema della finzione cinematografica, la passione vera, quella di Stracci, un morto di fame che ha accettato di fare la comparsa per mangiare primo secondo e contorno, e che durante una pausa delle riprese si ingozza talmente tanto da morire sulla croce interpretando la parte del ladrone. In questo film Pasolini fa dire a Orson Welles il regista che gira la scena della Passione di Cristo-Stracci, una battuta esemplare, una profezia fulminante come quelle che si possono leggere nei Salmi, o nei Vangeli, una battuta che a pensarci bene sembra fatta su misura per la nostra Italietta. Quando il giornalista chiede al regista cosa pensa dell’Italia, lui risponde, con un tono che sta tra la rassegnazione e il disprezzo: “l’Italia? La borghesia più ignorante e il popolo più analfabeta d’Europa”. Detta così, quasi cinquant’anni fa era come una fotografia del nostro piccolo mondo contadino, operaio, piccolo borghese uscito dalla guerra, sbandato, e con il problema di riempire lo stomaco prima della testa. Ora, ritrovare che questa battuta continua ad essere la fotografia della nostra Italia significa per prima cosa che Pasolini è da collocare nel pantheon dei profeti, e che, seconda triste cosa, l’Italia è regredita, culturalmente regredita pur sviluppandosi, come sosteneva Pasolini. Nell’incontro con Cerami questi temi sono emersi in modo chiaro. Lo sviluppo ha portato il benessere, la grande industria ha permesso di produrre beni di serie a prezzi bassi, ha inventato il pagamento rateale e diffuso il consumismo. Quel consumismo di cui parlava Pasolini in termini di omologazione, di in distinzione di culture diverse, che prima di questo fatto epocale erano in un qualche modo impermeabili le une alle altre e delimitavano modi di vivere differenti. Una omologazione che nemmeno il fascismo era riuscito ad ottenere. In fondo, dice Pasolini, il fascismo non aveva cambiato gli italiani, dopo la guerra erano tornati ad essere quelli di sempre, i ricchi da un parte e i poveri dall’altra, quello che li ha modificati iniziando una vera e propria mutazione antropologica è avvenuta dopo, con il consumismo di massa. Passata la tragedia della guerra gli italiani erano tornati alle loro occupazioni di sempre, si arrabattavano in mille modi, inventandosi la vita giorno per giorno. Il nostro cinema ha raccontato benissimo innumerevoli episodi legati all’arte di arrangiarsi, ne abbiamo fatto un vanto e spesso un sistema di valori che dura nel tempo e che purtroppo si è trasferito alla politica. Anche Cerami parla di queste cose, cambiamento culturale, omologazione o globalizzazione, crisi di identità. Ne “ Il borghese piccolo piccolo ”, il suo primo romanzo,(1976), un uomo viene messo di fronte alla tragedia del figlio morto ammazzato e cerca disperatamente un appiglio al quale aggrapparsi per vincere il dolore, cerca nei suoi valori di piccolo borghese ma non trova niente che lo conforti, trova il vuoto assoluto, uno spazio che solo l’istinto vendicativo riesce a colmare. Tutti i libri di Cerami trattano di identità in crisi, o perdute e ritrovate, inventate di sana pianta come nell’ultimo romanzo, “Vite Bugiarde”. Cerami ha parlato di quanto sia stato abile l’uomo nel produrre un potenziale distruttivo abnorme, parla della minaccia nucleare sotto la quale tutti viviamo come fosse una cosa normale, sperando sempre che non ci sia un Dottor Stranamore, che mosso da ambiziosi disegni di redenzione non spinga il bottone rosso. La fame di Stracci era quella che avremmo voluto dimenticare per sempre, lasciarcela alle spalle come un brutto ricordo di un tempo in cui si pensava a sopravvivere, un tempo in cui i poveri, come ricorda Cerami, vivendo nella loro cultura, nella loro fascia sociale non erano infelici, erano ancora capaci di ridere anche se la fame mordeva lo stomaco;ora l’infelicità è prodotta proprio dalla sparizione delle classi sociali, cioè delle culture di appartenenza, sparite quelle, i poveri rimangono ancora più poveri mancando di riferimenti specifici, se non quelli delle nike che non possono permettersi. Sono segni del disfacimento sociale e umano, la fame e la minaccia nucleare, la sparizione delle culture e dei dialetti, e direi anche delle famose lucciole pasoliniane. I dialetti in via di estinzione non saranno sostituiti diverranno solo reperti che occhialuti filologi studieranno con accuratezza, e le lucciole già non ci sono più; nelle notti di primavera tra i filari di viti, lungo i fossi, e negl’orti, non se ne vedono più, semplicemente sono sparite. Nessun ragazzo che abbia meno di vent’anni ne ha mai vista una e sebbene sappiano cosa sia non ne hanno esperienza ed è un peccato senza rimedio. (Ivano Nanni)

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