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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

Via Matteotti, 56 - 48022 Lugo di Romagna - (Ravenna) - Italia
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lunedì 31 marzo 2008

Intervista a Edmondo Berselli

Riportiamo l'intervista di Manuel Poletti a Edmondo Berselli, in occasione dell'incontro di Caffè Letterario di oggi 31 marzo 2008, alle ore 21,00 nella sala conferenze dell'Hotel Ala d'Oro.
(Cliccare sull'articolo per ingrandirlo - Sabato Sera del 29/03/08)

giovedì 27 marzo 2008

Il calendario di aprile

Continua la programmazione di Caffè Letterario con un mese di aprile ricco di ben sei appuntamenti. Si parte sabato 5 aprile con una serata conviviale dedicate all filosofia. Protagonista un vecchio amico di Caffè Letterario, il filosofo Massimo Donà, che dopo aver presentato a Lugo,ormai due anni fa, "Filosofia del vino", torna con il suo ultimo lavoro "Filosofia e arte". Due giorni dopo, lunedì 7 aprile, ancora un'incontro dedicato all'arte con la presentazione del bellisimo volume "Giorgio Morandi. Saggi e ricerche 1990-2007". Sarà presente in sala l'autrice Marilena Pasquali (INCONTRO ANNULLATO e sostituito dall'incontro con Claudio Spadoni direttore del MAR di Ravenna che presenterà il catalogo e la mostra attualmente allestita alla Loggetta Lombardesca "La cura del bello musei, storie, paesaggi per Corrado Ricci") che è sicuramente uno dei massimi esperti dell'opera del grande pittore bolognese. Venerdì 11 aprile incontro dedicato a uno dei più grandi ciclisti italiani di tutti i tempi. Tonina Pantani, la madre del grande "Pirata" presenterà il libro "Era mio figlio" edito da Mondadori due mesi fa in occasione del quarto anniversario della morte di Marco Pantani. Mercoledì 23 aprile il romanzo storico "Il fotografo di via Baccarini" di Ivano Artioli, presidente dell'Anpi di Ravenna, celebrerà l'anniversario della Liberazione, mentre lunedì 28 aprile, Massimo Onofri ci parlerà di critica letteraria con il suo saggio "La ragione in contumacia" edito da Donzelli. La serata conclusiva di aprile sarà ancora una conviviale, organizzata in collaborazione con la "Accademia Italiana della Cucina" . In concomitanza con la settimana di "Lugolosa" l'incontro non poteva che essere dedicato alla buona tavola. Il filosofo lughese Giovanni Barberini ci parlerà infatti di "Filosofia e cibo. Convivio semi serio sull'importanza della filosofia a tavola e della tavola nella filosofia." Da non dimenticare comunque l'ultimo importante incontro di marzo, lunedì 31 alle ore 21,00 con Edmondo Berselli... Ecco il calendario completo: Lunedì 31 marzo, ore 21,00 Sala Conferenze Hotel Ala d’Oro Edmondo Berselli "Adulti con riserva. Com’era allegra l’Italia prima del ‘68" (Milano, Mondadori, 2007) Interviene Daniele Serafini Sarà presente l’autore Edmondo Berselli è editorialista de La Repubblica e L'Espresso e direttore della rivista il Mulino. Tra i suoi libri recenti vanno ricordati: "Post italiani. Cronache di un paese provvisorio", "Quel gran pezzo dell'Emilia” e “Venerati maestri” presentato al nostro Caffè Letterario lo scorso anno. In questo libro ripercorre gli anni fatati del decennio più breve del Novecento, gli anni Sessanta. Perché in realtà questi anni durano pochissimo, dall'apparizione di Bob Dylan, e dei Beatles, fino al Sessantotto, quando la politica prenderà il sopravvento sulla fantasia. Sabato 5 aprile, ore 20,30 Serata Conviviale Sala Conferenze Hotel Ala d’Oro Massimo Donà “Filosofia e arte” (Milano, Bompiani, 2007) Interviene Gian Ruggero Manzoni Sarà presente l’autore €. 20,00 per persona (bevande incluse) (prenotazione obbligatoria) “Quando l’arte non viene risolta in mera sequenza di belle immagini o contenuti gradevolmente proposti, e sa farsi invece condizione indispensabile per una lucida riflessione sul ‘fare degli umani’ e sugli enigmi da esso custoditi, solo allora Arte e Filosofia corrispondono al proprio segreto destino.” Massimo Donà è professore ordinario di Filosofia teoretica alla facoltà di Filosofia dell’Università “Vita-Salute” del San Raffaele di Milano. Lunedì 7 aprile, ore 21,00 Marilena Pasquali “Giorgio Morandi. Saggi e ricerche 1990-2007” INCONTRO ANNULLATO Lunedì 7 aprile, ore 21,00 Sala Conferenze Hotel Ala d’Oro Claudio Spadoni “La cura del bello. Musei storie e paesaggi per Corrado Ricci” (Milano, Electa, 2008) Interviene Giovanni Barberini Sarà presente Claudio Spadoni Il direttore del MAR (Museo d'Arte della città di Ravenna) Claudio Spadoni, presenta il catalogo e la mostra attualmente allestita alla Loggetta Lombardesca dedicata a Corrado Ricci (Ravenna, 1858 – Roma, 1934), una delle personalità più complesse della cultura italiana tra Otto e Novecento: studioso, museologo, storico dell’arte e funzionario. La mostra, curata da Claudio Spadoni e promossa dal Comune di Ravenna, dall’Assessorato alla Cultura e dal Museo d'Arte della città, prosegue il percorso di ricerca volto a far luce sui grandi temi e figure centrali della critica e della storia dell’arte. Venerdì 11 aprile, ore 21,00 Sala Conferenze Hotel Ala d’Oro Tonina Pantani “Era mio figlio” (Milano, Mondadori, 2008) Interviene Enzo Vicennati Sarà presente l’autrice A quattro anni dalla scomparsa di Marco Pantani, Mamma Tonina rompe il silenzio e racconta la straordinaria parabola tragica di suo figlio, il Pirata. Dopo aver vinto le grandi corse a tappe, entusiasmando le folle come ai tempi di Coppi, il grande campione di Cesenatico è morto il 14 febbraio 2004 in un residence di Rimini. È morto solo, in rotta con se stesso e con il mondo. Su Pantani è stato scritto e detto tanto, ma la voce più vicina e quindi più titolata a parlarne è sempre rimasta zitta. Ora non più. Grazie al paziente lavoro di Enzo Vicennati, cronista sportivo del "Giornale", la famiglia Pantani parla. mercoledì 23 aprile, ore 21,00 Sala Conferenze Hotel Ala d’Oro Ivano Artioli “Il fotografo di via Baccarini” (Ravenna, Danilo Montanari, 2007) Interviene Gian Ruggero Manzoni Sarà presente l’autore Ravenna, gli anni della liberazione, uno studio fotografico, attrazioni contrastate, scelte difficili da compiere. “Il fotografo di via Baccarini” è il nuovo romanzo storico di Ivano Artioli, Presidente dell’Anpi provinciale. Un libro rivolto alle nuove generazioni, che testimonia anni importanti, dove fu conquistata la libertà dal nazifascismo. Lunedì 28 aprile, ore 21,00 Sala Conferenze Hotel Ala d’Oro Massimo Onofri “La ragione in contumacia” (Roma, Donzelli, 2007) Interviene Marco Sangiorgi Sarà presente l’autore Laureato in filosofia morale presso l'Università degli studi di Roma "La Sapienza", Massimo Onofri è attualmente professore di critica letteraria e letteratura italiana contemporanea all'Università di Sassari. In un tempo di feroci fondamentalismi, Onofri avanza una sua eretica proposta di illuminismo militante e trascendentale, che sappia riformulare e riproporre i doveri di una ragione, sia pur minima, fallace e certo relativa, ma ancora universalizzabile, confortato dalla certezza che la critica resti, nonostante tutto, l'unica possibilità dell'uomo e del cittadino per uscire dal suo stato di minorità. Mercoledì 30 aprile, ore 20,30 Serata conviviale Sala Conferenze Hotel Ala d’Oro In collaborazione con “Accademia Italiana della Cucina” Giovanni Barberini "Filosofia e cibo. Convivio semi serio sull'importanza della filosofia a tavola e della tavola nella filosofia" €. 20,00 per persona (bevande incluse) (prenotazione obbligatoria) A partire dall'analogia fra il nutrimento del corpo e il nutrimento della mente è possibile riconsiderare il rapporto, in verità non troppo sotterraneo, fra il cibo e il pensiero. Fra le cose che distinguono l'uomo dagli altri esseri viventi vi è il particolare legame che egli, sin dall'inizio della sua storia, ha istituito con il cibo. Gli animali si nutrono, l'uomo mangia e, nel mangiare, non si accontenta di consumare gli alimenti, ma insieme li pensa, ha, cioè, nei confronti dei cibi, un rapporto eminentemente simbolico.

martedì 25 marzo 2008

EDMONDO BERSELLI a Caffè Letterario

Un gradito ritorno per Caffè Letterario lunedì 31 marzo, alle ore 21,00 nella sala conferenze dell'Hotel Ala d'Oro. A distanza di un anno esatto dalla sua ultima presenza a Lugo, risalirà sul palco della rassegna letteraria lughese il giornalista Edmondo Berselli. L'editorialista di "Repubblica" presenterà il suo ultimo lavoro "Adulti con riserva. Com'era allegra l'Italia prima del '68", edito da Mondadori nel 2007. L'introduzione alla serata sarà affidata a Daniele Serafini. C'è stata un'epoca meravigliosa, fra la metà degli anni Cinquanta e il Sessantotto, in cui è sembrato che la società italiana riuscisse a diventare felicemente moderna. Questo libro descrive quelle stagioni, e lo fa con gli occhi della generazione dell'hula hoop e del twist, quando i figli del popolo strillavano allegri "a Saint Tropez la luna si desta con te" e intravedevano l'opportunità di un mondo diverso. Edmondo Berselli ricorda e racconta: il suo è lo sguardo di chi è stato bambino e poi ragazzo in quell'età sospesa, quando il paese cambia ogni giorno, nelle case, nelle famiglie, nel vivere. Qua e là si scorgono le forme della Vespa e della Seicento, i volti di Togliatti, Nenni e Fanfani, i gesti dei divi come Celentano e Claudio Villa, la televisione del "Musichiere", i giornali pettegoli come "Il Giorno", e le inchieste furibonde di Giorgio Bocca. Ed ecco poi la vita quotidiana, la scuola, i giochi, le biciclette, la piccola città. È naturale, quindi, che alle vicende della storia collettiva si accompagni la cronaca di ogni giorno, con tutto lo stupore e il piacere per le novità inattese. In effetti, lo spartiacque è chiaro: da una parte c'è il vecchiume, il grigiore, il conformismo; dall'altra le riforme, il colore, le vacanze, certi piccolissimi nuovi peccati. Senza trascurare che, dopo il miracolo economico e il centrosinistra, l'universo mentale di un mondo che si scopre "giovane" viene investito dall'ondata della musica beat. La provincia italiana avverte un'eccitazione generale; spira una brezza che porta le note profetiche di Bob Dylan, le canzoni dei Beatles, il ritmo dei Rolling Stones. È quasi una rivoluzione. Ingenua e trascinante, inconsapevole e irresistibile. Raccontare oggi come eravamo significa ritrovare l'autenticità un po' anarchica di quei giorni, quando la fantasia illuminava il presente, e il futuro appariva così pieno di promesse. Ancora non si sapeva che di lì a poco, nei sottoscala del Sessantotto, la politica, il collettivo, il movimento, l'omologazione contestatrice e l'incombente rigore ideologico del Pci avrebbero spento la creatività e mortificato il felice individualismo dei ragazzi italiani qualunque.
Edmondo Berselli, nato a Campogalliano nel 1951, è giornalista e scrittore. Ha pubblicato nel 1995 il volume "L’Italia che non muore" e un saggio sull’eccentricità, "Il più mancino dei tiri", dedicato a Mario Corso, ripubblicato con una postfazione nel 2006. Tra i suoi libri recenti vanno ricordati inoltre: "Post italiani. Cronache di un paese provvisorio" e "Quel gran pezzo dell'Emilia. Terra di comunisti, motori, musica, bel gioco, cucina grassa e italiani di classe", entrambi per Mondadori (2004). Per l'editore Aliberti nel 2005 ha pubblicato nel volume collettivo "Mai dire mai a un martini dry" un racconto che ha per protagonista James Bond a Campogalliano. Nell'opera “Venerati maestri”, presentato al Caffè Letterario di Lugo il marzo dello scorso anno, Berselli traccia un ritratto ironico e spietato del decadente mondo culturale italiano, partendo dal paradigma di Alberto Arbasino: «In Italia c’è un momento stregato in cui si passa dalla categoria di bella promessa a quella di solito stronzo. Soltanto a pochi fortunati l’età concede poi di accedere alla dignità di venerato maestro».

sabato 22 marzo 2008

La serata con ELENA DAK

Serata dedicata alla letteratura di viaggio quella di lunedì 17 marzo con la scrittrice Elena Dak che ha presentato il suo libro "La carovana del sale" edito da Vivalda nel 2007. La serata è cominciata con l'introduzione del Dott.Pierluigi Giacomoni, medico fusignanese toccato dal "mal d'Africa", che nei suoi viaggi, ha già affrontato il deserto sahariano in diverse occasioni. Poi Elena Dak ha raccontato la sua straordinaria avventura vissuta a dorso di dromedario lungo i leggendari itinerari che da tempo immemorabile i tuareg dell’Aïr, nel nord del Niger, percorrono verso le saline e le oasi di Bilma e di Fachi. Partono con centinaia di dromedari per andare a rifornirsi di sale e di datteri, che poi trasporteranno nei paesi del sud per scambiarli con il miglio, il cereale sul quale si basa la loro alimentazione. Molto suggestivo anche il breve filmato, girato dalla stessa scrittrice durante il suo favoloso viaggio attraverso il deserto, che è stato proiettato a inizio serata. Ecco le immagini dell'incontro...

martedì 18 marzo 2008

La serata con CINZIA TANI

Più di 100 persone hanno assistito sabato scorso all'incontro con la giornalista e scrittrice Cinzia Tani che ha presentato il suo ultimo romanzo "Sole e Ombra" edito da Mondadori. Serata tutta al femminile con l'introduzione all'incontro curata da Laura Baldinini che ha aperto questa bellissima serata dedicata alla guerra civile spagnola del 1936. Di questo conflitto per molti aspetti poco conosciuto e che ha avuto un'importanza decisiva nella storia del secolo scorso, tratta il bel romanzo storico di Cinzia Tani che accompagna i suoi personaggi nel vortice di una delle guerre più laceranti e drammatiche d'Europa, racconta i loro misteri, ne intreccia le sorti, s'insinua nei dubbi e nei desideri che li animano. La serata si è conclusa con il consueto brindisi affidato questa volta alla cantina veneta di Ca' Rugate; in degustazione l'ottimo Soave "Monte Fiorentine". Insomma una bellissima serata confortata anche dalla presenza in sala di tantissimi ragazzi, e quindi un arrivederci e un grosso grazie a Cinzia Tani per l'intelligenza e la disponibiltà dimostrata nel suo breve soggiorno a Lugo.
Dove stanno gli eroi e dove le vittime?
di Ivano Nanni
C’è sempre una domanda che ci scuote quando si riflette sulla guerra, a cose fatte, quando gli echi delle battaglie si confondono con i commenti degli storici, e il dolore viene registrato come una conseguenza nefasta e danno inevitabile; spunta una domanda che riguarda sempre gli esiti che quella guerra ha avuto sulla gente, i danni che ha causato, ci si chiede dove sta il confine che divide i buoni dai cattivi, gli eroi dai persecutori, i giusti dagli ingiusti. Cioè ci si chiede dove stia il bene e il male, e come si sia potuti arrivare alle conseguenze che ogni guerra determina nei sentimenti e nel corpo della gente. La guerra civile spagnola non fu differente a tutte le altre guerre, produsse gli stessi effetti, la stessa distruzione, le stesse morti, e le medesime conseguenze. Anzi, a pensarci bene fece di peggio, sprigionò un veleno talmente tossico che non solo uccise sul momento migliaia di persone, ma continuò negli anni a lavorare nel corpo vivo della società, non permettendo di rimarginare quel solco che si era aperto e da cui erano stati espulsi i germi della discordia e dell’odio. La parola “caos” significa fenditura, spacco nella terra da dove si vede il magma, l’informe che brucia sotto la crosta che lo contiene. Quando la crosta si spezza, o quando il Vaso di Pandora va in pezzi, tutte le afflizioni del mondo, si concretizzano al loro massimo livello nell’odio dell’uomo per l’uomo, e ciò che produce scorre liberamente e governa il mondo dando un nuovo assetto alle cose. Un brutto assetto perché dal male nessuno si aspetta che venga qualcosa di buono. Il caos di per sé è un principio generativo che prelude alla creazione, esprime una possibilità, ha in se stesso una valenza doppia, presuppone qualcosa che venga a mettere “ ordine “ a organizzare qualcosa in un senso o nell’altro, in positivo o in negativo. Sta tutto nel principio organizzatore che prende il sopravvento. Tornando sulla terra, nella guerra civile spagnola l’oltraggio che venne realizzato fu contro il popolo, cioè contro quel principio democratico che incarnava il bene comune;senza dubbio un bene comune, in quanto espresso democraticamente in libere elezioni, ma un bene non di tutti se è vero che le forze in minoranza si ribellarono e sostituirono al principio del Bene( la democrazia), il principio del Male( la dittatura). La linea di demarcazione tra i due principi è netta come è netta la linea che divide il sole dall’ombra. La domanda un po’ generalista – dove stanno gli eroi e dove le vittime? ( Sandra Petrignani su Panorama), è di tipo crepuscolare, una tonalità stupenda certamente, poetica, che da volume alle cose e ai volti senza la quale non avremmo né gusto, né profondità; una bellissima domanda di grande apertura, ma che però in questo caso, nasconde l’insidia della retorica, nel senso che questa domanda tende a spostare il centro di individuazione del male non in una origine certa e univoca ma proprio in una linea di confine dove per forza di cose poi non si distinguono più i carnefici dalle vittime. Ebbene questa cosa mi sembra che Cinzia Tani non la faccia e direi che il titolo è emblematico. “ Sole e ombra “. Intendiamoci credo che la sua posizione politica, se si può dire, sia netta, anche se nel libro ci sono tante cose che si possono definire crepuscolari, di confine, che non sono né da una parte né dall’altra. E questo a cominciare dalle scelte dei protagonisti, dalle motivazioni dei giovani che si trovano sprofondati nell’orrore della guerra e delle faide interne tra fratelli di sangue e di idee. Ognuno di loro è stato mosso da ragioni diverse, chi personali o di riscatto, chi per convinzione politica vera, cosciente, e tutti si sono trovati dalla parte giusta, dalla parte di chi è stato privato di un diritto e di uno stato sociale che il popolo spagnolo aveva voluto e votato. I ragazzi coinvolti in quella straordinaria esperienza di libertà e di morte, e di “terra e libertà” tanto per citare il film di Ken Loach sulla tragedia spagnola, hanno gettato le loro vite e loro storie personali nel gran bollitore della storia innamorati dell’utopia e della vita,perché hanno sentito forte il richiamo per la libertà stracciata dalla tirannia di generali assassini sostenuti dai nazifascismi e benedetti dalla chiesa. Ed è questa la cosa fuori del comune, che lascia stupefatti ancora oggi, e cioè il fatto miracoloso che migliaia di volontari, confluiti nelle brigate internazionali, provenienti da 52 paesi differenti hanno sentito la necessità di muoversi per la libertà di un altro popolo, hanno sfidato la tirannia e la morte per qualcosa che non era di loro immediata utilità ma che sentivamo come loro e che poteva anche capitare a loro, in casa loro. Quando negli anni ’70 lo stesso copione si è riproposto sullo scenario sudamericano, con la variante che al posto dei nazisti e fascisti c’era la più grande democrazia del mondo a dare supporto logistico e soldi ai militari cileni nessuno si è alzato dal divano e ha pensato di andare in Cile a combattere con quel popolo, siamo rimasti a guardare in televisione una democrazia che veniva travolta e a commentare i bombardamenti sulla casa Rosada. Tutti hanno esecrato, intendiamoci, ma nessuno si è sentito veramente coinvolto, in fondo era una “ cosa “ che capitava ai cileni, era molto lontana, dall’altra parte del mondo. In poco tempo era venuto a mancare quel sentimento collettivo per qualcosa che ci rende tutti più umani, che è la libertà di ognuno nel rispetto delle regole, era venuta a mancare quella consapevolezza per cui se un popolo è minacciato nelle sue istituzioni allora tutta l’umanità è minacciata. Poi le vedute si sono ristrette e gli egoismi sono cresciuti, da una visione collettiva in cui le vicende storiche appartenevano a tutti, si è passati alla frammentazione totale delle storie che non appartengono a nessuno, talmente piccole e addirittura microscopiche da farle apparire come tante guerre tra vicini di casa. Ognuno per sé e tutti a bollire nel proprio brodo. Cinzia Tani traccia le vicende umane dei protagonisti e ne controlla la crescita consapevole su uno scenario che si configura sempre di più come tragedia storica immane e che fa sparire le vicende personali e nello stesso tempo le innalza verso valori più alti, tutti i protagonisti in fondo trovano qualcosa in quella guerra, che è l’amore per la vita, che è l’entusiasmo di trovarsi lì, in quel luogo per qualcosa che è terreno comune di bellezza, la bellezza nell’amicizia, la bellezza che si prova nel compiere un gesto inequivocabile che mette in gioco forze superiori alle possibilità che non pensavano mai di avere e che invece erano lì, nella loro mente, nel loro cuore pronte per essere usate, e che vengono usate per tutta l’umanità, e per loro stessi, perché solo in questo uso strumentale dell’amicizia e dell’amore ci può essere futuro. (Ivano Nanni)

venerdì 14 marzo 2008

sabato 15 marzo - CINZIA TANI - Le recensioni al libro

Sabato 15 marzo 2008 - ore 21,00 Sala Conferenze Hotel Ala d'Oro Cinzia Tani "Sole e ombra" Milano, Mondadori, 2007 Interviene Laura Baldinini Sarà presente l'autrice (per ulteriori informazioni vedi post del 12/3/08) Al termine degustazione vini della cantina Ca' Rugate - Montecchia di Crosara

Le recensioni al libro (cliccare per ingrandire)

ELENA DAK a Caffè Letterario

Nuovo incontro per Caffè Letterario lunedì 17 marzo alle ore 21,00 nella sala conferenze dell’Hotel Ala d’Oro dedicato alla letteratura di viaggio, con la presentazione del libro “La carovana del sale” di Elena Dak edito da Vivalda editore nel 2007. L’introduzione sarà affidata a Pierluigi Giacomoni. Una serata per raccontare il viaggio, il turismo che prova a rintracciare il suo significato originale, alleggerendolo dal morbo dell’invadenza, obbligandoci alle relazioni con gli altri, con la scoperta, con la fatica che impone la conoscenza. Durante i suoi viaggi Elena Dak ha coltivato a lungo il sogno di partecipare alla mitica “carovana del sale”: l’annuale traversata del Tenerè che i tuareg nigerini compiono da millenni in dromedario verso oasi e saline del nord, dove rifornirsi dei generi da commerciare. Ed eccola nel 2005 partire – unica donna – al seguito di 30 “uomini blu” con 300 dromedari per un’avventura che, nonostante i disagi, la fatica e la malaria, si è rivelata assolutamente eccezionale. Elena Dak (pseudonimo di Elena Dacome) è nata a Venezia nel 1970 e lavora da diversi anni come programmatrice e accompagnatrice per l’operatore turistico Kel 12. Nel corso di frequenti viaggi in Medio Oriente, Asia Centrale e Nord Africa, ha sviluppato interessi etnografici che l’hanno indirizzata a un percorso Demo-Etno-Antropologico presso la facoltà di lettere e filosofia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Alla passione per i viaggi, la fotografia e gli sport a contatto con la natura unisce quella per la scrittura, che ha dato vita a “La carovana del sale”, il suo primo libro. Al termine della serata consueta degustazione di vini affidata in questa occasione alla cantina sarda di Dolianova.

mercoledì 12 marzo 2008

CINZIA TANI a Caffè Letterario

Nuovo grande incontro di Caffè Letterario sabato 15 marzo. Alle ore 21,00 nella sala conferenze dell’Hotel Ala d’Oro di Lugo salirà sul palco della rassegna letteraria lughese la scrittrice e giornalista Cinzia Tani che presenterà il suo ultimo romanzo “Sole e ombra” edito da Mondadori nel 2007. L’introduzione a questa serata tutta al femminile sarà curata da Laura Baldinini e termiberà come d’abitudine con la consueta degustazione di vini affidata in questo caso alla cantina Ca’ Rugate di Montecchia di Crosara. Il bellissimo romanzo storico di Cinzia Tani è ambientato nella Spagna del 1936. Nel paese, rosso di sangue e di passione, la Guerra Civile affonda la sua lama affilata, dividendo i genitori dai figli, i fratelli dai fratelli, gli amati dagli amanti. Ogni decisione è netta e irrevocabile, ogni scelta senza esitazione. Eppure, in quest'arena di sole e ombra, tre personaggi si muovono al di là delle ideologie, spinti solo dalle ragioni del cuore e della mente. Nina è cresciuta nel chiuso della grande casa di Talavera de la Reina come in una serra soffocante, educata nella remissione e nel timore dalla madre e nei principi di vacuo eroismo dal padre. Ma il terribile segreto che pesa sul suo concepimento le ha portato in dono la facoltà di trasporre i suoni in forme e colori, di disegnare e dipingere. Julian, il poeta, mezzo inglese e mezzo spagnolo, raffinato e fragile, giunge nella Spagna dei nonni paterni più per scrivere che per combattere, più perché tutti se lo aspettano che per propria volontà. In una Madrid assediata, sarà lui a salvare Nina dalle prigioni dei miliziani, accendendola senza quasi volerlo di un amore incondizionato. Michele infine, un italiano estroverso, ironico e generoso, a dispetto della sua esibita allegria custodisce una colpa atroce. Per riscattarla partirà per la Spagna ed entrerà nelle Brigate Internazionali con l'identità di un altro. Dove credeva d'incontrare solo guerra, però, incrocerà anche gli occhi turchesi di Nina, fatalmente innamorati di un uomo che è l'opposto di lui. In questa grande storia d'amore, di morte e di eroismo Cinzia Tani accompagna i suoi personaggi nel vortice di una delle guerre più laceranti e drammatiche d'Europa, racconta i loro misteri, ne intreccia le sorti, s'insinua nei dubbi e nei desideri che li animano. E mentre alcuni di loro si perderanno per sempre, altri capiranno "da che parte stare" o ritroveranno se stessi al di là di ogni menzogna.

Cinzia Tani è giornalista, scrittrice, conduttrice televisiva e radiofonica. Esordì come scrittrice di successo nel 1987, con la pubblicazione del suo primo libro “Sognando California”, edito da Marsilio Editori, col quale si aggiudicherà il Premio Scanno. In quell'anno divenne collaboratrice della Rai, come inviata del programma "Mixer", condotto da Giovanni Minoli. Alterna la conduzione di programmi televisivi e radiofonici, come "Unomattina" e "Fantasticamente", alla scrittura ed alla divulgazione.

martedì 11 marzo 2008

"OMAGGI" La mostra di disegni e acquarelli di STEFANO BABINI

Rimarrà aperta per tutto il mese di marzo la mostra di disegni e acquarelli "Omaggi" di Stefano Babini. La mostra allestita nella hall dell'Hotel Ala d'Oro di Lugo è visitabile tutti i giorni dalle ore 9,00 alle 23,00. Inaugurata sabato 1 marzo in occasione della serata conviviale dedicata al fumetto e condotta dallo stesso autore, la mostra è un vero e proprio omaggio dell'allievo Stefano Babini al suo maestro e amico Hugo Pratt. Protagonista il più famoso personaggio di Pratt, il famosissimo Corto Maltese, rivisto dalla matita del fumettista lughese.
Divagazione sul fumetto
di Ivano Nanni Spero che in uno dei prossimi fumetti di Stefano ci sarà anche il pubblico della serata del 1 marzo, magari in forma di vacanzieri su un piroscafo da crociera in balia di mari in tempesta, incalzati dal più grande delinquente della storia del fumetto, quel Diabolik in calzamaglia e dai piedi freddi, che di tanto in tanto si prende una vacanza per non morire di noia e assalta navi nei mari di Corto maltese. Forse un giorno i due si incontreranno e allora addio Rasputin, finalmente andrà in pensione per raggiunti limiti di malvagità, e al suo posto entrerà Diabolik nel girone dei cattivi, e forse insidierà Mirna, quella giovane ragazza tutta casa e lavoro, che quando si prende una pausa legge Tex, sogna di essere rapita da Corto e adora i capelli bianchi di Lee Marvin e Kit Carson. Che cosa uscirà dal cilindro dell’illusionista? Un Corto maltese aviatore che giura amore eterno ad Eva Kant? Un Diabolik arrestato da Tex Willer che si redime lavorando per un’azienda no- profit? Un inventore come Grunf che inventerà un triciclo con le ali per viaggi sulla valle di Ombre Rosse? Chissà. Solo Hugo Pratt può dirlo.

lunedì 10 marzo 2008

La serata con VINCENZO CERAMI

Un'altra bellissima serata per Caffè Letterario, venerdì scorso, con Vincenzo Cerami. Alla presenza di più di cento persone lo scrittore romano ha presentato il suo ultimo lavoro "Vite bugiarde. Romanzo d'appendice", edito da Mondadori nel 2007.
"Un peccato senza rimedio"
di Ivano Nanni Della periferia romana sappiamo qualcosa dai film, soprattutto conosciamo quella descritta da Pasolini, baracche e casermoni tra viottoli in terra battuta pieni di buche, povere case umide e cadenti appena messe in piedi, tutte in fila come tanti scatoloni stipati di poveracci che sbarcano il lunario trafficando con roba rubata e sfruttando le loro donne. L’abbiamo vista tutti questa periferia, e abbiamo visto pure la campagna romana, quando non è ancora vera campagna ma uno spazio incolto, desolato, di erba rada e secca dove giocano i bambini poveri. In un luogo simile pascolano le pecore, e si girano film come la Ricotta. È un film che racconta attraverso la passione di Gesù, il tema della finzione cinematografica, la passione vera, quella di Stracci, un morto di fame che ha accettato di fare la comparsa per mangiare primo secondo e contorno, e che durante una pausa delle riprese si ingozza talmente tanto da morire sulla croce interpretando la parte del ladrone. In questo film Pasolini fa dire a Orson Welles il regista che gira la scena della Passione di Cristo-Stracci, una battuta esemplare, una profezia fulminante come quelle che si possono leggere nei Salmi, o nei Vangeli, una battuta che a pensarci bene sembra fatta su misura per la nostra Italietta. Quando il giornalista chiede al regista cosa pensa dell’Italia, lui risponde, con un tono che sta tra la rassegnazione e il disprezzo: “l’Italia? La borghesia più ignorante e il popolo più analfabeta d’Europa”. Detta così, quasi cinquant’anni fa era come una fotografia del nostro piccolo mondo contadino, operaio, piccolo borghese uscito dalla guerra, sbandato, e con il problema di riempire lo stomaco prima della testa. Ora, ritrovare che questa battuta continua ad essere la fotografia della nostra Italia significa per prima cosa che Pasolini è da collocare nel pantheon dei profeti, e che, seconda triste cosa, l’Italia è regredita, culturalmente regredita pur sviluppandosi, come sosteneva Pasolini. Nell’incontro con Cerami questi temi sono emersi in modo chiaro. Lo sviluppo ha portato il benessere, la grande industria ha permesso di produrre beni di serie a prezzi bassi, ha inventato il pagamento rateale e diffuso il consumismo. Quel consumismo di cui parlava Pasolini in termini di omologazione, di in distinzione di culture diverse, che prima di questo fatto epocale erano in un qualche modo impermeabili le une alle altre e delimitavano modi di vivere differenti. Una omologazione che nemmeno il fascismo era riuscito ad ottenere. In fondo, dice Pasolini, il fascismo non aveva cambiato gli italiani, dopo la guerra erano tornati ad essere quelli di sempre, i ricchi da un parte e i poveri dall’altra, quello che li ha modificati iniziando una vera e propria mutazione antropologica è avvenuta dopo, con il consumismo di massa. Passata la tragedia della guerra gli italiani erano tornati alle loro occupazioni di sempre, si arrabattavano in mille modi, inventandosi la vita giorno per giorno. Il nostro cinema ha raccontato benissimo innumerevoli episodi legati all’arte di arrangiarsi, ne abbiamo fatto un vanto e spesso un sistema di valori che dura nel tempo e che purtroppo si è trasferito alla politica. Anche Cerami parla di queste cose, cambiamento culturale, omologazione o globalizzazione, crisi di identità. Ne “ Il borghese piccolo piccolo ”, il suo primo romanzo,(1976), un uomo viene messo di fronte alla tragedia del figlio morto ammazzato e cerca disperatamente un appiglio al quale aggrapparsi per vincere il dolore, cerca nei suoi valori di piccolo borghese ma non trova niente che lo conforti, trova il vuoto assoluto, uno spazio che solo l’istinto vendicativo riesce a colmare. Tutti i libri di Cerami trattano di identità in crisi, o perdute e ritrovate, inventate di sana pianta come nell’ultimo romanzo, “Vite Bugiarde”. Cerami ha parlato di quanto sia stato abile l’uomo nel produrre un potenziale distruttivo abnorme, parla della minaccia nucleare sotto la quale tutti viviamo come fosse una cosa normale, sperando sempre che non ci sia un Dottor Stranamore, che mosso da ambiziosi disegni di redenzione non spinga il bottone rosso. La fame di Stracci era quella che avremmo voluto dimenticare per sempre, lasciarcela alle spalle come un brutto ricordo di un tempo in cui si pensava a sopravvivere, un tempo in cui i poveri, come ricorda Cerami, vivendo nella loro cultura, nella loro fascia sociale non erano infelici, erano ancora capaci di ridere anche se la fame mordeva lo stomaco;ora l’infelicità è prodotta proprio dalla sparizione delle classi sociali, cioè delle culture di appartenenza, sparite quelle, i poveri rimangono ancora più poveri mancando di riferimenti specifici, se non quelli delle nike che non possono permettersi. Sono segni del disfacimento sociale e umano, la fame e la minaccia nucleare, la sparizione delle culture e dei dialetti, e direi anche delle famose lucciole pasoliniane. I dialetti in via di estinzione non saranno sostituiti diverranno solo reperti che occhialuti filologi studieranno con accuratezza, e le lucciole già non ci sono più; nelle notti di primavera tra i filari di viti, lungo i fossi, e negl’orti, non se ne vedono più, semplicemente sono sparite. Nessun ragazzo che abbia meno di vent’anni ne ha mai vista una e sebbene sappiano cosa sia non ne hanno esperienza ed è un peccato senza rimedio. (Ivano Nanni)

giovedì 6 marzo 2008

Intervista a Vincenzo Cerami

Riportiamo l'intervista di Marcello Tosi a Vincenzo Cerami in occasione dell'incontro di domani, venerdì 7 marzo alle ore 21,00 all'Hotel Ala d'Oro.
(Cliccare sull'articolo per ingrandirlo - Corriere di Romagna del 6/3/08)

martedì 4 marzo 2008

VINCENZO CERAMI a Caffè Letterario

A Caffè Letterario è in arrivo un altro grande nome della letteratura e cultura italiana. Venerdì 7 marzo, alle ore 21,00 nella sala conferenze dell’Hotel Ala d’Oro, Vincenzo Cerami presenterà il suo ultimo libro “Vite bugiarde. Romanzo d’appendice” edito da Mondadori nel 2007. L’introduzione all’incontro con l’autore romano sarà affidata a Marco Sangiorgi. La protagonista dell’ultimo romanzo di Cerami è una giovane donna, che uscita da un lungo periodo di oblio in seguito a un incidente misterioso, vuole riappropriarsi del suo passato, anche se sente tornare a galla paure dimenticate. Pezzo dopo pezzo, trepidando, ricostruisce la propria vita recente, dove si nasconde l'enigma di quello che le è successo. E decide di mettersi in viaggio per incontrare l'uomo di cui era innamorata, l'unico che sia a conoscenza di tutta la vicenda. Ma rintracciarlo è difficile, richiede la pazienza e il coraggio di immergersi nel ventre molle della quotidianità, nella vastità anonima dell'Italia dei grandi centri urbani. Città dove molti non sanno più usare le parole per comunicare, dove ognuno vuole vedere solo ciò che gli fa comodo, che lo rassicura. Quando finalmente la protagonista raggiungerà il suo antico amore, non dovrà fronteggiare solo la verità ma anche una travolgente e pericolosissima passione... Vincenzo Cerami è nato a Roma nel 1940. Allievo di Pier Paolo Pasolini e suo aiuto regista nel film Uccellacci e uccellini, inizia scrivendo alcune sceneggiature, come per esempio "È stato bello amarti" (1967) per la regia di Adimaro Sala. Si rivela nel 1976 con il romanzo-capolavoro Un borghese piccolo piccolo, portato al cinema da Alberto Sordi per la regia di Mario Monicelli. Scrittore prolifico e poliedrico fra le cui opere troviamo poesie, romanzi, saggi, testi per il cinema, per il teatro e per la musica. Tra le opere di narrativa ricordiamo: Tutti cattivi, Ragazzo di vetro, La lepre, Fantasmi, La sindrome di Tourette. Nel cinema, ha scritto sceneggiature con registi come Gianni Amelio, Marco Bellocchio, Giuseppe Bertolucci, Ettore Scola; ha anche collaborato con musicisti del calibro di Nicola Piovani. È però con Roberto Benigni che ha raggiunto la popolarità: Il piccolo diavolo, Johnny Stecchino, Il mostro, La vita è bella, Pinocchio, La tigre e la neve. Nel 1998 vince il David di Donatello per la miglior sceneggiatura con il film La vita è bella. Con lo stesso film ebbe la nomination per la miglior sceneggiatura originale ai Premi Oscar 1999. Nel 2006 l'Università di Pisa gli ha conferito la laurea honoris causa in Letterature e filologie europee. Insegna da molti anni nel corso di Sceneggiatura della Scuola Nazionale di Cinema del Centro Sperimentale di Cinematografia e tiene corsi di scrittura creativa in Italia e all' estero. Come buona abitudine di Caffè Letterario al termine della serata la consueta degustazione di vini che in questa occasione sarà affidata alla cantina siciliana "Spadafora" di Monreale. Bibliografia sintetica Un borghese piccolo piccolo, Garzanti, 1976 Amorosa presenza, Garzanti, 1978 Addio Lenin, Garzanti, 1981 Tutti cattivi, Garzanti, 1981 Ragazzo di vetro, Garzanti, 1983 L’amore delle tre melarance, Centro intern. di drammaturgia, 1985 La lepre, Einaudi, 1988 L’ipocrita, Einaudi, 1991 La gente, Einaudi, 1993 Il signor Novecento, Grin, 1994 Consigli a un giovane scrittore, Einaudi, 1996 (Garznti, 2002) Fattacci, Einaudi, 1997 Canti di scena, Einaudi, 1999 Olimpo Spa, Einaudi, 2000 Storia di altre storie, Piemme, 2001 Filmografia parziale (1968) L'odio è il mio Dio, regia di Claudio Gora (1977) Un borghese piccolo piccolo, regia di Mario Monicelli (1977) Casotto, regia di Sergio Citti (1988) Il piccolo diavolo, regia di Roberto Benigni (1988) I cammelli, regia di Giuseppe Bertolucci (1988) Mortacci, regia di Sergio Citti (1991) Johnny Stecchino, regia di Roberto Benigni (1994) Il mostro, regia di Roberto Benigni (1996) Uomo d'acqua dolce, regia di Antonio Albanese (1997) La vita è bella, regia di Roberto Benigni (1999) La fame e la sete, regia di Antonio Albanese (2002) Pinocchio, regia di Roberto Benigni (2005) La tigre e la neve, regia di Roberto Benigni

"Ma io non faccio gerarchie, sono un narratore e racconto con tutti i mezzi possibili, dove c’è la parola ci sono io, quindi faccio cinema, teatro, letteratura, fumetti, radiofonia quando posso, la fiction. Io racconto, non c’è una gerarchia, certo mi diverto di più quando lavoro con gli altri, nella letteratura stai da solo, però anche se solo sei tutto te stesso, e devi rispondere di tutto; il linguaggio scritto è, come dire, il tutto, mentre nel cinema e nel teatro, arriva poi il regista, arrivano gli attori, la luce, le scenografie, tutte figure che incidono profondamente nel testo iniziale."

lunedì 3 marzo 2008

I fumetti di Stefano Babini

Piacevolissimo e divertente il primo incontro conviviale di Caffè Letterario di quest'anno. Protagonista il fumettista Stefano Babini. La serata è cominciata con l'inaugurazione della mostra "Omaggi" dove l'artista lughese dedica il suo tributo di riconoscenza al suo maestro e amico Hugo Pratt con una serie di acquarelli ispirati a Corto Maltese, sicuramente il personaggio più famoso del grande fumettista riminese. La mostra allestita nell hall dell'Hotel Ala d'Oro sarà visitabile per tutto il mese di marzo. Dopo questo vernissage e la cena, Stefano Babini ha tenuto banco per quasi due ore con una affascinante e spassosa conferenza sull'arte del fumetto. Per introdurre l'argometo Babini ha parlato del suo ultomo lavoro; una edizione speciale del mitico Diabolik che uscirà in edicola nel prossimo mese di aprile. Ma la parte sicuramente più emozionante della serata è stata quando Stefano ha preso in mano gli arnesi del mestiere. Ripreso da una telecamera che rimandava in diretta sullo schermo gigante il suo lavoro, il pubblico ha potuto seguire mano a mano la sorprendente magia di un foglio bianco in cui lentamente prendeva vita uno straordinario disegno; il tutto accompagnato dal commento appassionato e ironico del "fumettaro", come lui ama autodefinirsi, Stefano Babini.